75 anni fa: 2 Giugno 1946: elettorato attivo e passivo delle donne italiane.
2 giugno 1946. 75 anni fa. Il diritto delle donne di votare e di essere elette al Parlamento.
Il 2 giugno 2021 ricorre il settantacinquesimo anniversario della nascita della Repubblica italiana e, contestualmente, il settantacinquesimo anniversario del diritto delle donne di votare e di essere elette al Parlamento.
Fino al 1945 le italiane non godevano dell’elettorato attivo, e fino al 1946 di quello passivo.
Al termine del primo conflitto mondiale, la legge 16 dicembre 1918, n. 1985 aveva ampliato il suffragio estendendolo a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto il ventunesimo anno di età e, prescindendo dai limiti di età, a tutti coloro che avessero prestato servizio nell’esercito mobilitato. Le donne italiane dovettero attendere il 1945, quando, col Paese ancora diviso e il nord sottoposto all’occupazione tedesca, fu emanato il Decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n. 23, contenente norme sulla “Estensione alle donne del diritto di voto”. Purtroppo il Decreto ometteva il contestuale riconoscimento dell’elettorato passivo delle donne. A questa lacuna rimediò il Decreto Luogotenenziale n .74 del 10 marzo 1946, recante “Norme per l’elezione dei deputati all’Assemblea costituente”.
Adottato lo stesso giorno delle prime elezioni amministrative, questo secondo decreto sancì il principio dell’uguaglianza tra donne e uomini per l’esercizio dei diritti politici; il decreto stabiliva, all’art.7, l’eleggibilità all’Assemblea Costituente dei cittadini e delle cittadine italiane che, al giorno delle elezioni, avessero compiuto il 25° anno di età.
Il 2 giugno 1946 si votò per il referendum istituzionale tra Monarchia o Repubblica e per eleggere l’Assemblea costituente[1], che si riunì in prima seduta il 25 giugno 1946 nel palazzo Montecitorio.
Su un totale di 556 deputati dell’Assemblea costituente furono elette solo 21 donne: nove della DC, nove del PCI, due del PSIUP ed una dell’Uomo qualunque.
Solo 21 donne su 556 deputati, dunque; pari al 3,7% del totale. Poche ma importanti per la rottura che rappresentarono con il passato.
“Le 21 donne alla Costituente”: Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela M. Guidi Cingolani, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, M. Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio.
Cinque di loro entrarono nella “Commissione dei 75”, incaricata dall’Assemblea costituente di redigere la Carta costituzionale: Angela Gotelli, Maria Federici, Nilde Iotti, Angelina Merlin e Teresa Noce. Fu determinante il loro contributo alla scrittura di fondamentali articoli Costituzione, tra cui gli articoli 3, 29, 31, 37, 48 e 51.
[1] L’Assemblea Costituente fu l’organo legislativo elettivo preposto alla stesura della Costituzione. Le sedute si svolsero fra il 25 giugno 1946 e il 31 gennaio 1948. Votò inoltre la fiducia ai governi che si susseguirono in quel periodo.
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