(Studio legale  G.Patrizi, G.Arrigo, G.Dobici)

Corte di cassazione. Ordinanza 29 luglio 2024, n. 21155.

Licenziamento. Illegittimità. Reintegra. Risarcimento del danno. Ricorso. Deposito. Termine. Malfunzionamento del sistema telematico. Principio di immediata attivazione. Termine ragionevole per la ripresa del procedimento.

“[…] La Corte di Cassazione.

(omissis)

Rilevato che

1. la Corte d’Appello di Milano, in riforma di sentenza del Tribunale della stessa sede, dichiarava l’illegittimità del licenziamento intimato da E.B. E. s.r.l. ad A.F.B.B. in data 27.9.2019 e, per l’effetto, ordinava la reintegra del medesimo nel posto di lavoro e condannava la società a corrispondergli, a titolo di risarcimento del danno, una somma pari all’ultima retribuzione utile per il calcolo del TFR dalla data del licenziamento sino alla reintegrazione, entro il limite massimo di 12 mensilità, oltre accessori;

2. per la cassazione della predetta sentenza ricorre la società con due motivi; resiste il lavoratore con controricorso; al termine della camera di consiglio, il Collegio si è riservato il deposito dell’ordinanza;

Considerato che

1. con il primo motivo parte ricorrente deduce omesso esame di fatto storico risultante dagli atti processuali e decisivo per il giudizio, consistito nella ritenuta mancata prova della revoca del licenziamento comunicata al lavoratore a mezzo messaggio comunicato tramite applicativo telefonico (W.);

2. con il secondo motivo viene dedotta carenza e contraddittorietà della motivazione in merito alle ragioni del mancato accoglimento delle doglianze della società;

3. in via preliminare e assorbente rileva il Collegio che il ricorso è improcedibile per mancato rispetto del termine di cui all’art. 369 c.p.c. per il deposito del ricorso nel termine di 20 giorni dall’ultima notificazione (avvenuta il 27.4.2021, mentre l’iscrizione risulta avvenuta in data 13.7.2021); 

4. parte ricorrente ha proposto istanza di rimessione in termini datata 7.7.2021 e depositata in data 13.7.2021, deducendo di avere appreso in data 6.6.2021 di un malfunzionamento del sistema telematico che aveva impedito il regolare e tempestivo deposito del ricorso;

5. osserva il Collegio che, anche ritenuta la non imputabilità del dedotto malfunzionamento, tuttavia risulta trascorso oltre un mese tra la dedotta comunicazione del mancato deposito regolare del ricorso e il deposito dell’istanza di rimessione in termini;

6. tale ampio iato temporale nella sequenza procedimentale è incompatibile con il principio di immediata attivazione o comunque entro termine ragionevole per la ripresa del procedimento (cfr. Cass. n. 15145/2015, n. 29889/2022);

7. infatti, il tardivo deposito del ricorso per cassazione (dopo la scadenza del ventesimo giorno dall’ultima notificazione alle parti contro le quali è proposto) comporta l’improcedibilità dello stesso, rilevabile d’ufficio e non esclusa dalla circostanza che il controricorrente non abbia formulato apposita eccezione (Cass. n. 22092/2019); nel caso di specie il ricorrente ha allegato che il mancato tempestivo deposito del ricorso è stato determinato da causa ad esso non imputabile, ma non ha richiesto la rimessione in termini per evitare la declaratoria di improcedibilità non appena cessato l’impedimento;

8. a norma dell’art. 369 c.p.c. il ricorso deve pertanto essere dichiarato improcedibile per tardività, con regolazione delle spese del presente giudizio, liquidate come da dispositivo, secondo soccombenza;

9. all’improcedibilità dell’impugnazione consegue il raddoppio del contributo unificato, ove spettante nella ricorrenza dei presupposti processuali; 

P.Q.M.

Dichiara improcedibile il ricorso.

Condanna parte ricorrente alla rifusione delle spese del presente giudizio […]”..