Avelino Ganzer ed il Progetto “50+50”.

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Articolo di Gianni Arrigo.

Sommario. 1. Il progetto “50+50 della Transamazônica e BR 163”. 1.1. Introduzione. 1.2. Ambito di applicazione del Progetto “50+50”. 1.3. Obiettivi generali del Progetto “50+50”. 1.4. Obiettivi specifici del Progetto 50+50. 1.5. Contesto e giustificazione del Progetto. 2. L’Associazione “amazoniabilidade” per la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica della  regione amazzonica. Note sul concetto di sostenibilità proposto dall’Associazione. 2.1. Concetto ampio di sostenibilità. 2.2. Il nome stesso dell’Associazione è ricco di implicazioni positive. 2.3. Sostenibilità sociale e sostenibilità culturale. 2.4. Partecipazione: strumento per lo sviluppo sostenibile. Sostenibilità attraverso la partecipazione. 2.5. Sostenibilità, Partecipazione e Beni Comuni. 2.6. La dimensione temporale e intergenerazionale dello sviluppo sostenibile. 2.7. Partecipazione per la sostenibilità ed educazione alla sostenibilità. 2.8. Prime conclusioni.

1. Il progetto “50+50 della Transamazônica e BR 163”.

1.1. Introduzione.

Il progetto “50+50 della Transamazônica e BR 163” è parte integrante degli obiettivi e delle attività della “Associação amazoniabilidade de sustentabilidade ambiental, social, cultural e econômica da região amazônica”, associazione costituita nel novembre 2021 come persona giuridica di diritto privato, senza fini di lucro, che ha lo scopo di “mobilizar, sensibilizar e  ajudar  as pessoas e organizações sociais a gerir seus projetos de forma socialmente responsável, tornando-as parceiras na construção de uma sociedade sustentável e justa” (sugli scopi e gli obiettivi dell’Associazione, presieduta da Avelino Ganzer, e sul concetto di sostenibilità proposto dall’Associazione, e sulle sue implicazioni sociali e culturali, si v. infra, par. 2).

Avelino Ganzer è nato ad Irai, nello Stato del Rio Grande do Sul. Proviene da una famiglia di origini italiane. Dei suoi dieci fratelli, ben nove emigrarono nella città di Santarém, nello Stato del Pará, al tempo dell’apertura della strada Transamazônica, negli anni Settanta. Come noto, ma non è vano ricordarlo, Avelino Ganzer è stato Presidente del Sindacato dei lavoratori agricoli di Santarém, Vice-presidente della CUT Nazionale, dirigente del PT (Partido dos Trabalhadores) alla cui fondazione ha contribuito. Coordina il “Progetto 50+50”, che affronta l’evoluzione dei prossimi 50 anni dell’Amazzonia, dal punto di vista dei lavoraori. Vive nel comune di Benevides, nello Stato del Pará.

1.2. Ambito di applicazione del Progetto “50+50”.

Il progetto “50+50 della Transamazônica e BR 163”  coinvolge i comuni che si trovano presso le due autostrade e le rive dei bacini di Xingu, Tapajós e Tocantins.

Il progetto mira a stimolare la creazione, la trasmissione e la diffusione di pratiche culturali, attraverso il dibattito e la narrazione di esperienze in campo sociale ed ecologico vissute in Amazzonia nel  processo storico di occupazione sviluppatosi 50 anni fa lungo l’autostrada BR-163 e Transamazônica. Il progetto intende altresì stimolare il dibattito sulle prospettive di sviluppo delle suddette regioni nei prossimi 50 anni attraverso la riflessione storica, gli strumenti comunicativi ed il linguaggio delle arti.

1.3. Obiettivi generali del Progetto “50+50”.

Attraverso un processo partecipativo volto a valorizzare culture e saperi  dei luoghi, utilizzando le acquisizioni della scienza e della tecnologia, il progetto intende promuovere un’ampia partecipazione sociale e stimolare la produzione culturale sul tema “50+50”, che funge da punto di riferimento storico, sia per recuperare fatti e processi avvenuti e vissuti 50 anni fa, sia per delineare uno scenario futuro, come testimonianza ed eredità per le nuove generazioni nei loro rapporti sociali, economici e politici e nella loro convivenza con la natura. In questo processo l’espressione artistica è il mezzo e lo strumento che consente di navigare nel tempo, passato, presente e futuro dei popoli originari, delle popolazioni e delle culture tradizionali, dei coloni e della popolazione urbana.

1.4. Obiettivi specifici del progetto 50+50.

Il progetto intende:

a) Promuovere dibattiti che portino le generazioni di oggi e quelle future delle regioni coinvolte nel Progetto a ideare e progettare scenari possibili per il futuro, assumendo i prossimi 50 anni come cornice temporale di riferimento;

b) Responsabilizzare le società e le comunità interessate dal Progetto, attraverso la conoscenza e la storia dei luoghi, e la produzione di strumenti scientifici che contribuiscano a dare maggior forza a tali  popolazioni nei loro rapporti con i governi e gli altri attori istituzionali, in modo da poter influenzare le agende politiche per lo sviluppo economico, sociale e ambientale delle regioni transamazzoniche e BR 163;

c) Formare i “creatori di cultura” e gli studenti delle scuole pubbliche e delle università attraverso laboratori e conferenze su temi storici;

d) Organizzare, nelle regioni di Tocantins, Xingu e Tapajós, laboratori tematici nell’area culturale: nella produzione letteraria e scientifica, negli audiovisivi, nel teatro e nella musica;

e) Promuovere e sviluppare la produzione letteraria, scientifica e culturale svolta dalle donne, dalle popolazioni autoctone e tradizionali e dai coloni nei tre bacini regionali interessati dal Progetto;

f) Coinvolgere queste formazioni sociali nel processo di realizzazione della “Settimana 50+50 della Transamazônica e BR 163”.

1.5. Contesto e giustificazione del Progetto.

Il processo di occupazione delle regioni attorno alle autostrade Transamazônica e alle BR 163, emerse con la proposta del Governo Federale di integrare il territorio nazionale e occupare quell’area, considerata fino allora dal governo militare come un grande “vuoto demografico”.

Attratti dalle strategie di colonizzazione e sviluppo economico, migliaia di brasiliani, provenienti soprattutto dal sud del Brasile, emigrarono in quella regione, intraprendendo una vera odissea verso l’ignoto, in cerca di nuovi sogni.

Le comunità che si formarono attorno ad autostrade costruite alla ricerca del tanto sognato “progresso”, erano abitate da vari popoli indigeni, e però “invisibili” agli occhi dello Stato, e che furono duramente colpite dal progetto di sviluppo imposto dai militari.

La complessa realtà che si è formata nel corso del tempo davanti alle popolazioni originarie ed ai migranti, ha forgiato uno scenario di grande impatto sociale e culturale proprio al centro di un progetto statale che evitava di comprendere o di dare la giusta rilevanza alle realtà sociali, culturali, economiche e ambientali di quei luoghi, e pertanto causando negli anni conflitti e disuguaglianze sociali.

Con la fine degli interventi del governo militare diretti al processo di colonizzazione, le popolazioni che si sono formate a seguito del progetto di integrazione, e le popolazioni originarie, già colpite dal modello di colonizzazione posto in essere, si sono trovate di fronte alla necessità di cercare strategie di sopravvivenza attraverso una organizzazione sociale e un rafforzamento sul piano politico, che consentissero di suscitare discussioni, pressioni, dibattiti, dialoghi e ricercare risposte e soluzioni  alle loro istanze con il Governo Federale e il Governo dello Stato.

Nella loro articolazione e organizzazione, le società locali che sono state e sono parte di questo processo di costruzione si  muovono verso l’obiettivo di un modello di sviluppo sostenibile, attraverso politiche che diano impulso a progetti regionali basati sia sulla voce degli attori sociali locali, e quindi delle  popolazioni che si sono formate a seguito della costruzione delle autostrade, sia sulla voce dei popoli indigeni che hanno resistito e resistono ancora a modelli di sviluppo non autonomi ma imposti, che non rispecchiano i bisogni e le realtà dei popoli che vivono nella regione.

Nei 50 anni di costruzione economica, politica, sociale e culturale attorno a queste autostrade, tra le tante culture dei popoli che oggi abitano questo immenso spazio geografico, si è rafforzata la pluralità culturale e territoriale attraverso la convivenza, il sapere e il fare in ogni arte, valorizzando le differenze peculiari di ciascun popolo e pertanto l’essenza della memoria della propria ascendenza, che ogni individuo e ogni gruppo sociale. porta con sé.

All’interno di questa prospettiva, il progetto “50+ 50 della Transamazônica e BR 163” si configura come uno strumento capace di fornire mezzi e metodi utili alle società che hanno vissuto e sofferto il suddetto processo, e che attualmente vivono il processo di occupazione e sviluppo di queste aree, affinché possano produrre narrazioni sulle traiettorie umane, economiche, sociali ed ecologiche vissute dalle popolazioni che hanno subìto l’impatto del progetto di colonizzazione, e dai coloni migranti, provenienti da altri stati brasiliani per lavorare nei progetti di colonizzazione.

1.6. Metodologia del Progetto “50+50 della Transamazônica e BR 163”.

La metodologia del Progetto “50+50”, e quindi del suo Programma, riflette l’idea stessa di coordinamento.

Nel caso del Programma “50+50 della Transamazônica e BR 163”, il suo processo riflette il modo di concepire il mondo. L’opzione teorico-metodologica si basa sulla partecipazione popolare alla costruzione di una narrazione, all’ascolto dei protagonisti della storia dei 50 anni compresi tra il 1972 e il 2022, alla valorizzazione dei saperi locali e alla sistematizzazione delle prospettive per i prossimi 50 anni.

I meccanismi della partecipazione popolare, nella ricostruzione e nell’indagine della realtà, nella riflessione collettiva sulla storia e sulle prospettive future, sono rappresentati da incontri, assemblee, interviste, dibattiti, laboratori, produzione di contenuti nelle diverse modalità espressive ed artistiche (libri, canzoni, danze, poesie, film, teatro, valorizzazione di tradizioni e culture culinarie, fiere, festival, ecc.), volti a individuare e registrare l’identità di un popolo. In questo modo è possibile creare mezzi e modalità che garantiscano l’elaborazione e la registrazione delle esperienze e dei ricordi dei 50 anni già trascorsi nel vissuto delle popolazioni sulla Transamazônica e nei suoi dintorni.

Il Programma “50+50” intende, pertanto, favorire la produzione di conoscenze attraverso meccanismi di partecipazione al processo di riflessione e ricostruzione storica e all’indagine della realtà, offrendo l’opportunità di elaborare e proporre politiche pubbliche per i prossimi 50 anni.

La Metodologia Partecipativa, come avvertono gli ideatori ed i coordinatori del Programma “50+50”, è volta a consentire l’effettiva azione dei partecipanti al processo educativo senza considerarli dei destinatari passivi, meri terminali di conoscenze e informazioni. L’approccio partecipativo valorizza invece le conoscenze e le esperienze dei partecipanti coinvolgendoli attivamente nella discussione, nella individuazione e nella ricerca di soluzioni ai problemi che emergono dalla loro quotidianità.

Questi principi e fondamenti metodologici sono enunciati negli obiettivi del Programma: “Sviluppare, attraverso un processo partecipativo, la valorizzazione delle conoscenze locali e, in combinazione con l’acquisizione tecnico-scientifica, promuovere un’ampia produzione sul tema dei 50 anni di colonizzazione della Transamazônica (BR 230) e BR 163 (Santarém-Cuiabá). Tali narrazioni dovranno costituire il punto di riferimento storico, sia per ricostruire e registrare fatti e processi vissuti, sia per indicare uno scenario del futuro, che valga come eredità per le nuove generazioni nei loro rapporti economici, sociali, politici e nella loro convivenza con la natura, qualificando le espressioni artistiche come veicoli di navigazione nel passato, nel presente e nel futuro delle popolazioni originarie, delle popolazioni tradizionali, dei coloni e della popolazione urbana”.

2. L’Associazione “amazoniabilidade” per la sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica della  regione amazzonica. Note sul concetto di sostenibilità proposto dall’Associazione.

2.1. Concetto ampio di sostenibilità.

2.1.1. Lo Statuto sociale dell’Associazione (“Associação amazoniabilidade de sustentabilidade ambiental, social, cultural e econômica da região amazônica”, di cui Avelino Ganzer è uno dei soci fondatori e “Presidente do Conselho Deliberativo”), dopo aver definito i princípi e i valori fondamentali dell’Associazione, consistenti nel contributo allo sviluppo dell’etica e dei comportamenti culturali e socialmente sostenibili, indica gli obiettivi coerenti con tali principi e valori, che l’Associazione si propone di conseguire attraverso una serie di attività, di progetti e di manifestazioni culturali e sociali.

L’Associazione si propone di:

a) mobilitare e stimolare lavoratori e lavoratrici, nonché  leader e organizzazioni, nella promozione della responsabilità sociale e della sostenibilità;

b) disseminare informazioni sullo sviluppo sostenibile e la gestione socialmente responsabile delle attività e dei progetti pubblici e privati;

c) creare processi e strumenti virtuali e materiali di comunicazione, propri o di terzi, per divulgare dati, informazioni e saperi, utili a stimolare la cultura dello sviluppo, della sostenibilità e della responsabilità sociale;

d) promuovere la cultura del dialogo e del confronto attraverso dibattiti, incontri ed eventi sulla responsabilità sociale e lo svilupopo sostenibile;

e) stimolare ed orentare le organizzazioni sociali nella progettazione, gestione e attuazione di attiità produttive e commerciali, guardando alle buone pratiche di responsabilità sociale e sostenibilità;

f) stimolare, promuovere e sostenere la partecipazione delle organizzazioni sociali nell’agenda delle politiche pubbliche e nel loro controllo sociale;

g) creare occasioni e spazi di diálogo e di accordi tra dirigenze comunitarie, politiche e della società civile.

2.1.2. Lo Statuto dell’Associazione adotta dunque un concetto di sostenibilità ampio e innovativo, secondo cui la sostenibilità nel suo complesso può essere realizzata attraverso la sostenibilità sociale e la sostenibilità culturale, che garantiscono uno sviluppo sostenibile efficace e di lungo periodo, basato sulla partecipazione attiva di tutti i soggetti interessati.

Lo Statuto dell’Associazione contribuisce a chiarire i concetti di “sostenibilità” e di “sviluppo sostenibile”, che spesso sono utilizzati in modo intercambiabile. Come noto, la sostenibilità si riferisce all’obiettivo da raggiungere, mentre lo sviluppo sostenibile è identificabile col percorso da costruire e seguire per conseguire la sostenibilità. Per raggiungere uno stato di sostenibilità, considerata nel suo complesso, è dunque necessario definire un quadro generale di sviluppo sostenibile e, per l’appunto, sviluppare un processo di transizione verso la sostenibilità. Così inquadrato, lo sviluppo sostenibile è la forma di crescita economica, sociale e culturale capace di soddisfare le esigenze individuali e collettive in termini di benessere a breve, medio e soprattutto lungo periodo.

Il valore principale del concetto di sviluppo sostenibile è quello di mettere in luce l’esigenza di un cambiamento potenziale del rapporto tra attività economica e mondo naturale, sostituendo il modello economico dell’espansione quantitativa (la crescita) con quello del miglioramento qualitativo (lo sviluppo), come chiave per il progresso futuro.

Il conseguimento della sostenibilità ambientale ed economica deve procedere di pari passo con quella sociale; l’una non può essere raggiunta a spese delle altre. Ciascuno di questi “pilastri della sostenibilità” è essenziale secondo chi propone e condivide un concetto di sviluppo olistico, interdisciplinare, e non più individualistico e settoriale.  

Appare dunque indispensabile garantire uno sviluppo economico compatibile con l’equità sociale e la capacità delle risorse naturali di riprodursi nel rispetto dell’equilibrio fra Ecologia, Equità, Economia e Società.

Tali dimensioni non sono indipendenti l’una dalle altre, ma devono essere promosse e considerate in una visione sistemica, in quanto elementi che contribuiscono tutti insieme al raggiungimento di un fine comune. Ciò significa che ogni intervento di programmazione deve tenere conto delle reciproche interrelazioni tra le suddette dimensioni. Nel caso in cui le decisioni e i progetti privilegino solo una o due delle dimensioni, lo sviluppo sostenibile rischia di ridursi alla dimensione ecologista, oppure a quella meramente socio-economica.

La sostenibilità è dunque da intendersi come un processo continuo di ricerca di un equilibrio dinamico, che deve fare i conti con pressioni e tentativi di rimessa in discussione e conflittuali.

2.2. Il nome stesso dell’Associazione è ricco di implicazioni positive.

Il nome stesso dell’Associazione (Associação amazoniabilidade … da região amazônica) è ricco di implicazioni positive. Il termine “amazoniabilidade (traducibile in italiano come “capacità dell’Amazzonia”, che però non ha la forza esprssiva del termine brasiliano), fa pensare ad una soggettività giuridica della regione amazzonica, che richiama quanto affermato dalla Corte Suprema della Colombia nella sentenza del 5 aprile 2018, n. 4360,  nella parte in cui attribuisce alla Foresta amazzonica un diritto generale alla protezione e manutenzione nei confronti dei governi del bacino amazzonico, ordinando a questi di intervenire con urgenza al fine di arginare la deforestazione della foresta pluviale. In particolare, la Corte Suprema della Colombia afferma che la tutela dell’ambiente è uno dei capisaldi dello Stato sociale di diritto, da proteggere contro turbative o limitazioni di chiunque. In altri termini, il riconoscimento della Foresta Amazzonica come entità e come “soggetto di diritti” significa che la foresta pluviale, in quanto soggetto di diritto, è titolare degli stessi diritti di una persona fisica, tra cui proprio “il diritto alla vita”.

2.3. Sostenibilità sociale e sostenibilità culturale.

2.3.1. Lo statuto dell’Associazione configura la sostenibilità sociale e la sostenibilità culturale come due elementi indispensabili dello sviluppo sostenibile, inteso in senso complessivo, della regione amazzonica. Sostenibilità sociale e sostenibilità culturale garantiscono efficacia e durata nel tempo allo sviluppo sostenibile nel suo complesso. Non è irrilevante questa impostazione, considerando che la sostenibilità sociale e la sostenibilità culturale non vengono pienamente valorizzate nel dibattito teorico e nei documenti ufficiali sulla sostenibilità ambientale e sulla sostenibilità economica.

2.3.2. Per quanto riguarda la sostenibilità sociale, solo di recente essa viene considerata come un fattore essenziale per il conseguimento della sostenibilità nel suo complesso, come testimoniano i dibattiti sui cambiamenti climatici e sulla crisi economica. La sottovalutazione del valore della sostenibilità sociale è forse dovuta al fatto che essa incide in modo rilevante nelle relazioni tra le persone e nei rapporti di forza all’interno del sistema economico. La sostenibilità sociale è connaturata alla definizione di sviluppo sostenibile elaborata nel Rapporto Brundtland (anche noto come Rapporto “Our Common Future”) del 1987, che lo intende come “sviluppo che soddisfa le necessità della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di fare lo stesso”.

La sostenibilità sociale implica un insieme di azioni rilevanti sul piano giuridico, sul piano economico e sul piano culturale. Sostenibilità sociale significa capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione, democrazia, partecipazione, giustizia) equamente distribuite per generazioni, classi sociali e genere, dato che inique diseguaglianze e mancanza di coesione sociale sono ostacoli alla sostenibilità nel suo complesso, e quindi alla sostenibilità economica e a quella ambientale.

“A complexidade é um tecido de constituintes heterogêneas inseparavelmente associadas. Coloca o paradoxo do uno no múltiplo. A complexidade é efetivamente o tecido de acontecimentos, ações, interações, retroações, determinações, acasos, que constituem nosso mundo fenomênico” (Edgar Morin)[1]. La sostenibilità può essere intesa, dunque, come un principio organizzativo in grado di governare la complessità, indirizzando al benessere generale le attività a tutti i livelli.

Le questioni ambientali e quelle  economiche hanno un legame strettissimo con quelle sociali. Basti pensare alle conseguenze sociali degli squilibri economici ed ambientali. In molti paesi gli effetti dei cambiamenti climatici implicano problemi di sopravvivenza per le popolazioni, dovuti all’insicurezza alimentare o all’innalzamento del livello del mare che elimina porzioni di territorio vivibile. Queste situazioni drammatiche spingono popolazioni a migrazioni forzate. In altri paesi, problemi di sostenibilità sociale sono legati alla crescente disuguaglianza tra le generazioni, la povertà e le discriminazione razziali e di genere.

La sostenibilità sociale riguarda il diritto di un essere umano di poter vivere in un contesto ambientale e socio-economico che gli consenta di poter esprimere la propria individualità. Tale beneficio non è solo limitato al pur legittimo interesse di ogni persona, ma si lega in generale all’obiettivo più ampio di costruire di una società migliore per tutta la collettività. Di riflesso, questo obiettivo di sostenibilità si attua rafforzando la coesione sociale e consentendo a tutti i cittadini di agire nei processi decisionali politici. Inoltre, la sostenibilità sociale è realizzata anche attraverso la tutela delle minoranze, soprattutto in termini di diritti e di garanzia delle tradizioni e credenze.

2.3.3. Per quanto riguarda la sostenibilità culturale, i documenti, i progetti e le esperienze più innovative a livello nazionale e internazionale confermano che essa contribuisce allo sviluppo delle dimensioni economiche, ambientali e sociali, trasformandole e ridefinendole dal punto di vista materiale e immateriale.

Le strategie di sviluppo sostenibile devono essere intese non come semplice tutela e conservazione di beni e risorse, ma come azioni fondate su un generale processo di rivitalizzazione economica, in cui la valorizzazione delle risorse e la loro organizzazione in sistema, privilegiando criteri di accessibilità e fruibilità, sono il presupposto della generazione di nuove forme di produzione e, quindi, di un nuovo rilancio socio-economico.

Il valore della sostenibilità culturale è stato recepito anche dall’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che costituisce il  quadro di riferimento globale di fronte alle grandi sfide del pianeta,  tra le quali: lo sradicamento della povertà in tutte le sue forme e ovunque nel mondo, l’abolizione delle disuguaglianze e non solo quelle basate sul genere, il diritto all’istruzione per tutti, la salvaguardia delle foreste, dei mari e degli oceani, la riqualificazione delle aree urbane, la gestione delle risorse alimentari, la riduzione dei consumi e il contrasto ai cambiamenti climatici.

2.4. Partecipazione: strumento per lo sviluppo sostenibile. Sostenibilità attraverso la partecipazione.

Secondo lo Statuto dell’Associazione, per realizzare una sostenibilità efficace e durevole nel suo complesso e nei vari ambiti, è necessaria la partecipazione di tutti coloro che vivono in un determinato contesto e che si impegnano a rimuovere le cause degli ostacoli ad una effettiva sostenibilità e a creare le condizioni di nuovi rapporti interpersonali ed economici.

La partecipazione sociale per la sostenibilità interessa tutti i contesti educativi, formativi e lavorativi, dalla famiglia alla scuola, all’Università, all’associazionismo, alle forme cooperative di produzione e lavoro, alle organizzazioni sindacali.

Lo Statuto dell’Associazione sostiene una svolta culturale e un concetto di partecipazione che valorizza il dibattito sui beni comuni e sulle nuove forme di cittadinanza. Propone la formazione di nuovi spazi pubblici che differiscono dalla dimensione tradizionale della “statualità” e che non si riconoscono nella dimensione e nella definizione altrettanto tradizionale di mercato. In altri termini, sembra voler ridefinire il concetto di “pubblico” in modo tale da connettere il senso di comunità con quello dell’interesse generale, orientandosi  verso l’identificazione del concetto di “pubblico” con quello di “comune”, di agire cooperativo.

Si sviluppa un “Noi” comunitario, orientato alla condivisione e alla cooperazione.

Si sostiene una collaborazione intesa come scambio da cui tutti i partecipanti traggono vantaggio dallo stare insieme, dall’agire insieme e dall’operare insieme.

Il concetto di “comune” si connette alla relazione con gli altri e alla responsabilità reciproca, verso se stessi e verso la regione amazzonica. Verso l’Amazzonia come soggetto di diritto.

Si sostiene la formazione  di una intelligenza collettiva che produce a sua volta una conoscenza cumulativa, che si accresce grazie al contributo di ognuno, un contributo non competitivo ma collaborativo.

Si afferma così una cultura partecipativa, che si rafforza e si innova attraverso le nuove tecnologie.

La creazione di un senso di comunità è garanzia della tenuta del legame sociale.

2.5. Sostenibilità, Partecipazione e Beni Comuni.

I beni comuni sono strettamente connessi all’esercizio dei diritti fondamentali, e devono essere tutelati e salvaguardati anche a beneficio delle generazioni future, così come si evince dalla definizione autentica di sostenibilità.

Il concetto di beni comuni è connesso alla ricerca di un modo nuovo di intendere la cittadinanza.

La loro tutela si basa sulla assunzione del senso di responsabilità collettiva e della progettualità dell’azione collettiva. Fondamentale è il ruolo della educazione alla sostenibilità, intesa come azione sociale complessa, che va ben oltre l’educazione ambientale in senso stretto, perché si tratta di educare, informare e formare bambini, giovani e adulti alla responsabilità collettiva.

I beni comuni sono un insieme di beni necessariamente condivisi. Essi stanno in stretto collegamento con i “beni relazionali”, i quali sono entità immateriali che consistono nelle relazioni sociali tra soggetti orientati a produrre e fruire assieme di un bene che essi non potrebbero ottenere altrimenti.

I beni relazionali considerano la relazione sociale come il bene stesso, facendo sì che la relazione assuma una sua materialità, proprio perché essa si costituisce come un bene, che si tratti dell’organizzazione di una azienda o di una scuola, o della gestione di un campo condiviso. Essi consentono la sopravvivenza della comunità e recuperano al tempo stesso una catena generazionale che pone al centro la responsabilità.

Il senso di dipendenza reciproca e di responsabilità intergenerazionale che lega i soggetti tra loro si traduce in un nuovo modo di vivere ed esercitare i propri diritti di cittadinanza. Si genera un modo di intendere le relazioni tra i cittadini,  etra questi e le istituzioni, che conduce alla nozione di nuovi spazi pubblici. Con questi ultimi si oltrepassa l’equazione tra “pubblico” e “Stato”, attraverso la collaborazione tra i cittadini in forme molteplici e con l’assunzione in prima persona di responsabilità da parte dei cittadini medesimi.

Il concetto di pubblico recupera la dimensione collettiva e quella politica, proprio perché non si identifica solo con il sistema istituzionale ma anche con una “pubblicità condivisa”, esattamente quella della comunità dei cittadini.

2.6. La dimensione temporale e intergenerazionale dello sviluppo sostenibile.

La dimensione temporale dello sviluppo sostenibile è certamente l’aspetto più innovativo del Progetto 50 + 50.

Il riferimento alle generazioni di ieri ed oggi, e alle generazioni di oggi e di domani, e il coinvolgimento attivo delle une e delle altre, sono funzionali alla necessità di espandere l’orizzonte temporale di pianificazione e di valutazione.

La scelta della scala temporale non è facile.

L’approccio olistico allo sviluppo, e quindi la necessità di affrontare la questione nella sua interezza e non in sngole e specifiche sue parti, impone di esaminare i gradi di sviluppo dei diversi processi sociali, economici e naturali. Pertanto non è sufficiente lo spazio temporale di 5 o 10 anni, invece utilizzato, in genere, nelle pianificazioni politiche ed economiche. Sono invece più significativi gli orizzonti temporali di grado superiore, soprattutto quelli proiettati nei 30-50 anni. Ciò consente di evitare ogni volta di rimettere alle generazioni future il che fare enonfare in tema di sostenibilità.

Strettamente connesso alle conseguenze per le generazioni future delle scelte attuali, è il “principio di precauzione”, sviluppatosi negli stessi anni in cui veniva approfondito il dibattito sullo sviluppo sostenibile. Come noto, questo principio implica politiche di “condotta cautelativa”, basate su un “approccio preventivo”  alle decisioni politiche ed economiche concernenti la gestione di questioni scientificamente controverse.

La definizione più nota del “principio di precauzione” è contenuta nel principio 15 della “Dichiarazione di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo”, che così recita: “Al fine di proteggere l’ambiente, gli Stati applicheranno largamente, secondo le loro capacità, il principio di precauzione. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l’assenza di certezza scientifica assoluta non deve servire da pretesto per differire l’adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il degrado ambientale”. Il testo parla esplicitamente solo della protezione dell’ambiente, ma col tempo e nella pratica l’ambito di applicazione di tale principio si è esteso alla politica di tutela dei consumatori, di tutela della salute umana, animale e vegetale.

Il principio di precauzione è dunque una strategia di gestione del rischio nei casi in cui siano evidenti indizi di effetti negativi sull’ambiente o sulla salute degli esseri umani, degli animali e delle piante, ma i dati disponibili non consentano una valutazione completa di tale rischio. Questo approccio è stato incorporato, nelle sue diverse accezioni e con formule differenti, anche in altri accordi e convenzioni internazionali. Ciò magrado, non è facile, ancora, affermare che il principio di precauzione abbia acquisito lo status di norma consuetudinaria del diritto dell’ambiente. Tuttavia, il suddetto principio è diventato un punto di riferimento sempre più importante nelle azioni volte a indirizzare le attività politiche di progettazione e decisorie e quelle di attuazione delle politiche e delle misure adottate.

2.7. Partecipazione per la sostenibilità ed educazione alla sostenibilità.

2.7.1. Per una effettiva e duratura sostenibilità è dunque fondamentale la partecipazione attiva di tutti i soggetti interessati. Se la sostenibilità è intimamente connessa alla cura del mondo in cui viviamo, affinché di esso possano godere anche le generazioni future, è necessario che tutti assumano la responsabilità dei beni comuni, siano essi materiali o immateriali. Certamente i singoli possono assumersi anche a titolo individuale questo compito, ma è solo attraverso l’azione collettiva che è possibile incidere in modo duraturo sui rapporti di forza nella società e nell’ economia, al fine di produrre un cambiamento sociale, una trasformazione degli stili di vita e delle mentalità, delle culture e delle pratiche.

Lo Statuto dell’Associazione dà molta cura alla dimensione sociale e alla   partecipazione di tutti all’azione collettiva, nelle diverse forme di collaborazione.

La partecipazione in quanto tale dev’essere attuata all’insegna della sostenibilità.

2.7.2. Fondamentale è, come detto, il ruolo della educazione alla sostenibilità, intesa come azione sociale complessa, che va ben oltre l’educazione ambientale in senso stretto, perché si tratta di educare, informare e formare bambini, giovani e adulti alla responsabilità collettiva.

Fondamentale è dunque il ruolo dell’educazione: educazione alla sostenibilità; educazione alla partecipazione; educazionale alla responsabilità individuale, collettiva e sociale. 

L’educazione alla sostenibilità implica la cura della “partecipazione” come bene sociale e bene relazionale comune; dunque contiene in sé la cura delle generazioni, e della dimensione tra generazioni, che definisce ciò che passa tra le generazioni, intese esse stesse come beni comuni e relazionali.

La responsabilità sociale insita nella sostenibilità attraverso la partecipazione non è qualcosa di innato o di dato, ma va formata, anche attraverso un’educazione al pensiero critico, alla “coscientizzazione delle dinamiche di potere in gioco” (Freire)[2].

2.8. Prime conclusioni.

La sostenibilità attraverso la partecipazione è la chiave di volta della protezione dei beni comuni e dei beni relazionali. Essa garantisce la qualità della vita, in senso generale, delle generazioni future. Questa dimensione culturale e socale non si improvvisa e non può darsi per acquisita una volta per tutte. Essa va preparata, coltivata, curata, educata. Va riaffermato con forza che la partecipazione, in tutti i contesti, costituisce il primo e fondamentale diritto, il primo e prioritario bene comune, materiale e immateriale.


[1] E.Morin, Introdução ao pensamento complexo. Editora Sulina, 2005, p.13 e s.

[2] P.Freire, La pedagogia degli oppressi, EGA, Torino 2002.