Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia in occasione della “Giornata Internazionale della Donna”. (8 Marzo 2024).

 “[…] Un saluto particolare anche alle artiste che sono qui, numerose, nel Salone dei Corazzieri.

Donne e arte o, meglio, donne dell’arte è il tema che abbiamo scelto per questa giornata della donna 2024. Un argomento che vuole sottolineare il contributo femminile nella immaginazione, nella creatività delle arti.

Un contributo di grande importanza – e troppo spesso trascurato o, talvolta, addirittura ignorato – in uno dei settori fondamentali per la vita stessa dell’umanità.  

L’arte non è fuga dalla realtà, non rappresenta il superfluo. Chi la valuta così ha una visione angusta e distorta dell’esistenza e nega alla radice la natura stessa della persona umana, il suo innato e insopprimibile desiderio di ricerca, di ispirazione, di interpretazione della realtà.

L’arte è parte essenziale della storia dell’umanità. Senza di essa il mondo sarebbe grigio e spento.

Eugène Ionesco sosteneva: “Il bisogno di immaginare, di creare è fondamentale quanto quello di respirare. Respirare è vivere e non evadere dalla vita”.

Ringrazio la Ministra Roccella per il suo intervento, per le riflessioni che ci ha proposto.

Desidero ringraziare ed esprimere il mio apprezzamento alle artiste e alle studiose che sono intervenute. Ci hanno fatto vivere momenti di vero interesse: Etta Scollo, Francesca Cappelletti, Heléna Janeczek, Chiara Capobianco e la nostra Teresa Saponangelo, che ci ha condotto magistralmente.

La loro partecipazione e i loro interventi fanno anche comprendere come la presenza delle donne nelle discipline artistiche – la musica, l’arte figurativa, la letteratura, lo spettacolo – sia cresciuta in grande misura. E’ un messaggio di forte significato.

Abbiamo ripercorso insieme – grazie ai filmati di Rai Cultura – le antiche vicende di Lavinia Fontana e di Artemisia Gentileschi, abbiamo ascoltato le parole – più recenti – di Virginia Woolf e di Carla Accardi.

Quanto abbiamo visto e ascoltato conferma che le donne – nell’arte come in tanti altri campi – per esprimersi e realizzarsi abbiano dovuto affrontare un supplemento di fatica, un di più di impegno, quasi un onere occulto e inspiegabile sulla loro attività.

Come se a loro fossero richiesti obblighi ulteriori e dovessero continuamente superare esami e giudizi più rigorosi. Che dovessero sempre dimostrare il valore e la capacità espressiva alla base della loro arte.

E’ questo un fenomeno purtroppo ben noto, ampiamente studiato, che affonda le radici in pregiudizi e stereotipi riguardo alle donne; pregiudizi che tuttora riaffiorano anche nelle società che si ritengono più avanzate.

Induce a riflettere che, nel mondo classico, le Muse fossero divinità femminili di primaria importanza, venerate e temute. Incarnavano le arti e giudicavano senza appello nel loro campo.

E’ facile constatare che la donna, nella pittura, nella musica, nella letteratura, è stata, a lungo, feconda e continua fonte di ispirazione, celebrata, dipinta, raccontata. Ma, a ben vedere, lo è stata prevalentemente come oggetto, come motivo di ispirazione della creazione artistica. Ben di rado come soggetto operante. Ispiratrice di capolavori, ma raramente artefice e realizzatrice.

Ma lo sguardo delle donne, nell’arte, ha attraversato i millenni, spesso assumendo il volto della tragedia e della spinta al cambiamento; sin dall’antica Grecia. Il volto della tragedia, il volto della speranza.

Vi è una ragione per la quale, nella rappresentazione della realtà, sono prevalse protagoniste femminili per esprimere l’inquietudine di un’epoca, pur non essendo altrettanto protagoniste nella vita reale della società, o forse appunto per questo, per interpretarne le aspirazioni.

Le ansie di crescita, di emancipazione, l’anticipo del cambiamento recano il segno delle donne.

Alcesti, Antigone, Clitemnestra, Fedra, Medea, Elettra, tuttora sollecitano la nostra riflessione, ci parlano ancora.

Pensiamo anche al messaggio della commedia “Le donne al Parlamento” di Aristofane: quando la situazione degenera sono spinte a sostituirsi agli uomini.

Questa raffigurazione la ritroviamo, nella vita reale, nel contributo dei movimenti femminili alla causa della pace. Pensiamo a figure come l’americana Dorothy Day, impegnata prima a sostegno della battaglia delle “suffragette” per il voto alle donne, poi contro la povertà e l’esclusione sociale, infine per la pace.

Vi è uno stretto rapporto tra i “manifesti” delle diverse espressioni artistiche e la crescita delle donne.

Affacciamoci per un momento a quella forma di manifestazione di fruizione pubblica che poc’anzi abbiamo visto, rappresentata dalla cosiddetta Street Art. Abbiamo ascoltato Chiara Capobianco. Ricordo altre artiste italiane come Alice Pasquini, Giovanna Pistone, Mp5, Ale Senso,  per cogliere il significato di un continuo dialogo con la dimensione del vivere.

La storia dell’umanità, anche sul versante dell’arte, si è invece sviluppata, per lungo tempo, in senso di prevalenza maschile: questo ha fatto perdere alla civiltà risorse inestimabili di sensibilità e dii valore artistico.

L’arte proviene direttamente dall’anima umana, è un linguaggio universale capace di comunicare, anche a distanza di secoli, emozioni profonde e pensieri illuminanti. Le opere d’arte – un quadro, una poesia, uno spartito musicale, una canzone – oltrepassano l’autore e divengono patrimonio dell’umanità, che non conosce tempi né confini, tanto meno di genere. Le donne esprimono una sensibilità particolare e dispongono, per l’arte, di una peculiare attitudine.

Ma l’arte è anche sfida, cambiamento, conoscenza. Gli artisti guardano lontano, oltre il velo delle apparenze; prevedono o anticipano cambiamenti, offrono chiavi di lettura incisive per interpretare il mondo e i suoi fenomeni.

La nostra Costituzione afferma con efficace semplicità: “l’arte e la scienza sono libere”.

L’arte, difatti, è libertà. Libertà di creare, libertà di pensare, libertà dai condizionamenti. Risiede in questa attitudine il suo potenziale rivoluzionario: e non è un caso che i regimi autoritari guardino con sospetto gli artisti e vigilino su di loro con spasmodica attenzione, spiandoli, censurandoli, persino incarcerandoli.

Le dittature cercano in tutti i modi di promuovere un’arte e una cultura di Stato, che non sono altro che un’arte e una cultura fittizia, di regime, che premia il servilismo dei cantori ufficiali e punisce e reprime gli artisti autentici.

Ringrazio Etta Scollo per aver dedicato alla battaglia delle donne iraniane, per la libertà e l’autodeterminazione, la sua canzone conclusiva.

Rivolgiamo un pensiero alle tante artiste imprigionate e sottoposte a vessazioni, a divieti intollerabili in tante parti del mondo. Dobbiamo sentirci coinvolti nella loro condizione e nelle loro aspirazioni.

Le donne – con la loro sensibilità e la loro passione –  hanno dato e danno molto all’arte, alla letteratura, allo spettacolo, a ogni ambito della cultura.

In Italia, hanno realizzato capolavori. Soltanto per ricordare alcuni tra i nomi indimenticabili: da Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, a Matilde Serao, a Elsa Morante, a Natalia Ginsburg. Da Alda Merini a Patrizia Cavalli. Da Carla Fracci a Eleonora Duse. Ad Anna Magnani. A Gae Aulenti.

Donne di grande tempra, di sicuro e immenso talento, personalità che hanno percorso un cammino di emancipazione, favorendo la crescita libera e consapevole di tutte le altre donne, artiste o con altre vocazioni.

E’ stata la rivoluzione della libertà femminile – “rivoluzione silenziosa” secondo la definizione dell’economista insignita del Nobel, Claudia Goldin – che ha avuto le donne come protagoniste e le ha condotte a sancire il diritto pieno alla parità, anche nel campo artistico.

La rivoluzione silenziosa continua anche ai nostri giorni. Sono sempre di più le donne scrittrici che scalano le classifiche di diffusione o che lavorano al vertice delle case editrici.

Nel campo musicale sono in via di superamento le categorie che assegnavano ruoli o strumenti a seconda del genere, con validissime direttrici di orchestra e musiciste che suonano strumenti un tempo abitualmente riservati ai loro colleghi di genere maschile.

Nel cinema e nel teatro aumenta il numero di registe e di produttrici, che firmano film o spettacoli con la loro peculiare impronta. Così nelle arti figurative, nell’architettura, nel design.

Non esistono più settori, campi, recinti, barriere che limitino la creatività delle donne e la loro libera capacità di scelta.  

E’ una nuova primavera, che dobbiamo accogliere con soddisfazione.

Senza però dimenticare i tanti ostacoli che tuttora esistono – di natura materiale e culturale – per il raggiungimento di una effettiva piena parità.

Senza ignorare che sono ancora frequenti inaccettabili molestie, pressioni illecite nel mondo del lavoro, discriminazioni, così come da anni viene denunciato.

Senza perdere memoria delle violenze.

Rivolgo un saluto, ringraziandola per la sua presenza, all’Assistente Alessandra Accardo, della Polizia di Stato, intensamente impegnata sul fronte del contrasto alle violenze sulle donne.

Come non ricordarne le vittime nei tanti femminicidi, anche in giorni recenti? Come non ricordare, per tutte, Gulia Cecchettin, la cui tragedia ha coinvolto nell’orrore e nel dolore l’intera Italia?

Si è detto tante volte – anche in quei giorni – che occorre una profonda azione culturale per far acquisire a tutti l’autentico senso del rapporto tra donna e uomo: l’arte è un veicolo efficace e trainante di formazione e di trasmissione dei valori della vita.

Per questo, oggi, rendiamo omaggio, esprimendo riconoscenza, al protagonismo artistico delle donne.

Buon 8 marzo a tutte le donne! […]”

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