GIUGNO 2021: COSA SI MUOVE IN BRASILE?

di Franco Patrignani

GIUGNO 2021: COSA SI MUOVE IN BRASILE?

 di Franco Patrignani.

 1.Con due grandi manifestazioni, realizzate in tutte le capitali e nelle principali città di ogni Stato, convocate a distanza di soli 15 giorni l’una dall’altra, il “popolo brasiliano” ha dimostrato una grande capacità di mobilitazione. E lo ha fatto con una partecipazione cosciente: fortemente unitaria e altrettanto disciplinata (garantendo le distanze, e con l’obbligatorietà delle mascherine).

“Sappiamo che è pericoloso manifestare, ma ne ammazza molti di più la politica genocida del governo” dice più di un cartello.

Il Senato Federale, da parte sua, ha istituito una CPI (Commissione Parlamentare d’inchiesta) per accertare le responsabilità nella gestione della pandemia e, in definitiva delle oltre 500.000 vittime che fino ad oggi si possono contare.

I percorsi delle due iniziative, si stanno intrecciando pur non avendo, tra i protagonisti gli stessi soggetti e le rispettive aree di appartenenza.

Sinteticamente: il protagonismo delle manifestazioni popolari è principalmente dei giovani universitari, delle organizzazioni giovanili dei partiti di sinistra e centrosinistra, delle aggregazioni di riscatto delle identità negre, femminili e LGBT(QI). Appaiono anche famiglie con bambini, coi loro cartelli! Un movimento veramente interessante che registra anche la presenza, ma ancora limitata, dei Sindacati e delle Organizzazioni Sociali “tradizionali”. È interessante perché è principalmente un movimento di “classe media” che attinge da quella parte di elettorato che nelle ultime elezioni, nell’incertezza, o non ha votato o ha dato, con una strana espressione di speranza, il suo consenso all’avventura bolsonarista.

La CPI del Senato, invece, è diretta e “gestita” principalmente dagli esponenti dei partiti di centro che, paradossalmente, rappresentano la base di sostegno del governo federale di Bolsonaro.

Ci sarebbe da chiedersi come mai. Anche se, onestamente devo dire che mi mancano i dati per rispondere, si può ipotizzare che questa CPI è uno straordinario palco che potrà promuovere futuri leader di partito o istituzionali (le prossime elezioni si terranno “solo” tra 15 mesi, o poco più).

I promotori, o meglio chi aveva i voti necessari per cavalcarne la gestione (i “centristi” vera base di sostegno del governo) avevano probabilmente pensato a qualcosa che accendesse i riflettori e che li facesse uscire dal grigiore e dal sostanziale anonimato cui li aveva costretti la politica bolsonariana di appiattimento, svuotamento e progressiva distruzione del ruolo delle Istituzioni.

2.Ma le cose sono andate diversamente e, ormai, il dado è tratto.

Con il successo delle grandi manifestazioni di questi giorni, i riflettori si sono accesi, sì, sulla CPI, ma in modo diverso dal programmato: la piazza, ora, segue e controlla i suoi lavori e i suoi componenti, ovviamente sensibili alle opinioni dell’elettorato, non potranno inventarsi tanto facilmente dei rocamboleschi cambiamenti di rotta (peraltro sempre possibili, in Brasile).

E c’è una evidenza sempre più esplicita e pressante: man mano che avanzano i lavori, ogni giorno, con sempre maggiore chiarezza, emergono dati nuovi che inchiodano alle sue responsabilità il Presidente Bolsonaro e la sua equipe di “esperti”.

Oltre alla nota negligenza nella sottovalutazione della gravità della pandemia, alla sua irresponsabile assenza di indicazioni di prevenzione, alla ormai chiaramente criminale, indicazione di non rispetto delle norme indicate dall’OMS e alla sua scriteriata esaltazione della utilizzazione della Clorochina, in contrapposizione all’uso delle vaccinazioni (che potrebbero “far diventare un coccodrillo” – sic! -), oggi si aggiunge un elemento bomba: l’acquisto dalla indiana Madson Biotech di 3 milioni di dosi di Covaxin ad un prezzo molto elevato. Ogni dose costerebbe al Brasile, circa quattro volte il valore del vaccino della AstraZeneca e una volta e mezzo di quello Pfizer. L’acquisto sarebbe stato fatto in tempi brevissimi e quando ancora il vaccino non era stato approvato dall’autorità sanitaria brasiliana. La CPI sta dimostrando che le offerte delle altre case produttrici, invece, sono state congelate per sei/otto mesi, con la motivazione, da parte del governo, di difficoltà di carattere economico e formale.

Insomma ci sono tutte le condizioni per scoperchiare la pentola e scoprire un grosso scandalo di distrazione di denaro pubblico, corruzione e riciclaggio.

I commentatori oggi, stanno dicendo che questa sarà la pallottola d’argento che colpirà al cuore Bolsonaro.

Vedremo se sarà effettivamente così.

3.In ogni caso c’è da chiedersi cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni o mesi, se la CPI proseguirà coerentemente il suo lavoro e le mobilitazioni di piazza registreranno livelli sempre più ampi di partecipazione (e, magari, conquistando anche i lavoratori delle fabbriche, i nuovi lavoratori “autonomi” e i ceti più poveri delle periferie e delle favelas).

Se cade Bolsonaro, per dimissioni proprie (improbabili), o indotte dai militari (forse più probabili, ma ancora poco mature) o per impeachment (molto più difficile, vista la composizione del parlamento), chi assumerà la fascia di presidente? L’attuale vicepresidente Hamilton Mourão, generale (in pensione, ma solo per modo di dire).

E chissà che questo signore non diventi il candidato ideale per il centrodestra, che è ancora alla ricerca disperata di un candidato “credibile” che sia in grado di contrastare l’ascesa, inarrestabile, di Lula. Sì, il metalmeccanico ex-presidente, ex inquisito e oggi (anzi proprio da ieri) completamente scagionato, è il candidato vincente, nelle statistiche e nei sentimenti del popolo e del povão (“il popolone”, che, in gergo, sono i ceti più poveri ed emarginati) e, ovviamente, nel cuore e nelle intenzioni di voto di chi si sta mobilitando in queste settimane.

In fin dei conti, il generale Mourão avrebbe un annetto per fare una gestione di fine mandato tra il neoliberale e il populista, accontentando un po’ tutti, e per ripulire, così, l’immagine dei militari insudiciata gravemente dal sostegno che hanno assicurato a Bolsonaro e alla sua politica genocida.

Oltretutto, se si scopre pure che Bolsonaro è un ladro e un corrotto, la strada per forzarlo alla rinuncia… è aperta.

Ah, l’elezione di Mourão risolverebbe anche il problema di come riciclare “dignitosamente” i 7.000 militari di alto grado che stanno occupando, oggi, posti di elevato livello nell’amministrazione federale. È, questo, un problema di non poco conto. È una presenza ingombrante che preoccupa un po’ tutti i non militari e, chiunque assumerà il prossimo governo, dovrà comunque affrontare la questione, con il rischio di incorrere in avventure pericolose.

Si prospettano mesi agitati, come si vede.