Bianca Cuciniello. Memoria presentata dalla UIL in occasione dell’audizione in merito

all’indagine conoscitiva sull’intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema produttivo

italiano presso la X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera

dei Deputati (7 febbraio 2024).

“Gentili Onorevoli,

ringraziamo la X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera per

l’odierna audizione in merito all’indagine conoscitiva sull’intelligenza artificiale: opportunità

e rischi per il sistema produttivo italiano.

Come UIL apprezziamo l’iniziativa, tesa anche ad individuare le opportunità, le criticità e i

rischi che l’implementazione dell’IA comporta all’interno dei processi produttivi aziendali,

che a nostro parere, deve dare la necessaria attenzione agli impatti che ne derivano

sull’organizzazione del lavoro e sul mercato del lavoro.

L’adozione dell’intelligenza artificiale, infatti, spinge fortemente a cambiare le condizioni di

accesso al mercato e a promuovere lo sviluppo di nuovi servizi con la pressione alla

disponibilità dei dati e sulle organizzazioni del lavoro. La velocità di questi cambiamenti, la

loro portata globale, combinata con la loro altissima penetrazione tra gli utenti, mettono

sotto pressione la capacità delle organizzazioni umane di adattarsi.

In questo contesto emerge chiaramente che l’incertezza sulla dinamica tra perdita e

creazione di posti di lavoro, richiederà ai governi e alle parti sociali di prepararsi e

affrontare le sfide associate alla digitalizzazione e all’applicazione dell’IA e i loro effetti

indesiderati sull’occupazione, sulla protezione del lavoro e sulle imprese.

La trasformazione digitale offre nuove opportunità di lavoro e nuovi modi di organizzare il

lavoro, ma la transizione comporta sfide e rischi, poiché alcuni mestieri e lavori

scompariranno e molti altri cambieranno. Ciò richiede di anticipare il cambiamento,

fornendo le competenze necessarie ai lavoratori e alle imprese. Non in tutte le aziende

sarà possibile riconvertire coloro che verranno impattati dall’adozione dell’IA, ma anche

laddove ciò sarà possibile, si innescherà un graduale aumento della popolazione

inoccupata quale conseguenza della soppressione di alcune mansioni. Inoltre, la richiesta

di nuove professionalità non invertirà questo fenomeno perché questa riguarderà data

scientist, programmatori, esperti di cloud computing e di cybersecurity.

Nella realtà non c’è bisogno di un numero illimitato di questi professionisti, e sono

figure difficilmente reperibili sul mercato del lavoro.

Ad esempio, nel settore bancario con l’avvento della banca digitale molti lavoratori sono

già stati sostituiti dall’introduzione di chat bot e i robot-consulenti (robot advice) stanno

emergendo come un’opzione a basso costo, facilitata dall’emergere di piattaforme digitali

che offrono tali servizi. In relazione a questa tendenza stiamo assistendo al fenomeno

della desertificazione bancaria sul territorio nazionale, che dal 2018 al 2022 ha registrato

una diminuzione degli sportelli bancari del 17,4%, Il trend negativo coinvolge anche

l’aspetto occupazionale: 14.020 dipendenti in meno nel settore, passando da 278.152 a

264.132 (-5%).

Con l’IA e i Big Data emergono nuove problematiche sia nell’utilizzo

dei dati, in particolare di quelli personali, sia nella gestione algoritmica del lavoro e delle

risorse umane, considerando l’impatto che hanno sul rispetto della dignità e dell’integrità

dei lavoratori.

La UIL richiede un approccio antropocentrico ed etico per l’adozione dell’IA, che non deve

prendere il controllo delle aziende, privando i datori di lavoro e i lavoratori delle rispettive

prerogative e responsabilità in termini di organizzazione del lavoro. È necessario

controllare eventuali distorsioni nel sistema, con un meccanismo di monitoraggio continuo,

per evitare discriminazioni e per il rispetto dei diritti fondamentali. Inoltre, i sistemi di IA

devono essere progettati e gestiti conformemente alla legislazione vigente, compreso il

regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), per garantire la riservatezza dei

dati e preservare la dignità dei lavoratori.

La padronanza delle tecnologie di intelligenza artificiale dipende ormai dalla quantità e

dalla qualità dei dati accessibili. È quindi essenziale che l’accesso ai dati non sia

monopolizzato solo da attori non europei, prevedendo l’utilizzo di cloud nel territorio

nazionale o nel perimetro europeo. Il flusso transfrontaliero di dati rende più incerta

l’applicazione delle norme e più difficile l’intervento delle autorità. Inoltre, per quanto

attiene alla sicurezza dei dati, soprattutto in settori come quello finanziario noto per essere

preso di mira da hacker, il rischio potrebbe essere quello di aprire nuove porte al crimine

informatico.

Abbiamo bisogno di conoscere gli algoritmi che sono alla base dell’IA perché gli algoritmi

devono essere progettati nel rispetto del quadro normativo e al servizio della società. Essi

sono codice scritto da esseri umani e stanno diventando sempre più complessi. In tale

ottica, se l'azienda si affida a esperti informatici, corre il rischio di rimanerne ostaggio e di

perdere le competenze interne dei propri lavoratori.

Altre questioni devono essere affrontate, a partire dagli investimenti necessari per

realizzare infrastrutture tecnologiche in tutto il territorio nazionale per una reale inclusione

digitale a servizio delle PMI e per garantire i diritti di cittadinanza nel senso più ampio del

termine. Crediamo che questo non possa essere fatto solo dall’intelligenza artificiale, ma

è necessario l’intervento della professionalità e dall’intelligenza emotiva dell’uomo

integrate eventualmente dalla tecnologia.

Come UIL apprezziamo l’approccio legislativo dell’Unione europea con l’AI Act, per

affrontare il tema della regolamentazione dell’intelligenza artificiale alla luce dei rischi e

delle opportunità che comporta per l’umanità.

Riteniamo che il dialogo sociale tripartito e la contrattazione collettiva hanno un ruolo

decisivo nella qualità dei processi di trasformazione digitale delle imprese e nel loro

adattamento alla realtà dei contesti ed al capitale umano. Questo al fine di gestire

preventivamente tutte le criticità e i rischi, e per evitare “un’anarchia digitale” che

invece di portare progresso rischierebbe di creare un nuovo “medioevo digitale”.

In tal senso chiediamo l’istituzione di un tavolo permanente presso il Ministero del Lavoro,

indirizzato a tutto il sistema produttivo italiano, con particolare attenzione alle PMI, per

individuare i rischi per il mercato del lavoro intrinsecamente connessi all’adozione dell’IA e,

delineare le azioni che possano supportare i lavoratori e le imprese.

Chiediamo altresì, che venga istituito un gruppo di lavoro ad hoc presso il CNEL per

approfondimenti e analisi anche di quanto già fatto attraverso la contrattazione collettiva

nell’ottica di studiare e monitorare le evoluzioni e le transizioni dei modelli organizzativi a

seguito dell’impatto dell’innovazione tecnologica. Uno degli obiettivi di questo gruppo di

lavoro, dovrebbe essere la sensibilizzazione della Parti sociali al recepimento dell’Accordo

quadro europeo sulla digitalizzazione, sottoscritto il 23 giugno 2020 dalle Parti sociali

europee intersettoriali, CES (Confederazione Europea Sindacati) – BusinessEurope –

CEEP (European Centre of Employers and Enterprises providing Public Services and

Services of general interest) – SMEunited (European Association of Craft, Small and

Medium-sized Enterprises). Esso definisce gli elementi per un quadro di rifermento in

merito agli impatti dell’innovazione tecnologica nel mondo del lavoro, si applica al settore

pubblico e privato e a tutte le attività economiche, comprese quelle che utilizzano

piattaforme online in cui esiste un rapporto di lavoro come definito a livello nazionale.

Le Parti sociali europee, con questo accordo, hanno condiviso la finalità di governare la

digitalizzazione in modo da renderla vantaggiosa per le imprese e i lavoratori, andando ad

agire sulla governance dei mercati del lavoro, sull’istruzione, sulla formazione

professionale e sui sistemi di protezione sociale. L’obiettivo è quello di prevedere ed

anticipare il cambiamento e fornire le competenze necessarie in un’ottica di garanzia

dell’occupabilità digitale, attraverso un impegno condiviso da parte di tutti gli attori (datori

di lavoro, lavoratori e rappresentanti dei lavoratori) in un processo concordato e gestito

congiuntamente, valorizzando quanto già previsto in tema dalla contrattazione collettiva. In

tale processo dovranno essere analizzati e gestiti gli effetti della digitalizzazione

sull’organizzazione del lavoro per quanto attiene al contenuto del lavoro e alle

competenze, alle condizioni di lavoro e alle relazioni di lavoro. Nell’Accordo sono state

individuate quattro aree tematiche, tra cui l’impiego sempre più diffuso di sistemi di IA.

Il tutto inserito in rapporti strutturati e scambi virtuosi con il mondo accademico e

scientifico.

Infine, è necessario porre lo sguardo all’ecosostenibilità della transizione digitale, che non

ha un impatto “neutro” sul cambiamento climatico, considerando che i data center

consumano molta energia e sono i maggiori produttori di gas serra. Inoltre, utilizzano

milioni di litri di acqua ogni giorno per raffreddare gli impianti. Questo dovrebbe farci

riflettere.

Come UIL riteniamo che l’adozione dell’intelligenza artificiale deve avere l’uomo al centro

e lo sviluppo sostenibile all’orizzonte”.