Lavoro di cura. Nuovo rapporto dell’OIL pubblicato in occasione della Giornata Internazionale della Donna.

8 Marzo 2022

Lavoro di cura. Nuovo rapporto dell’OIL pubblicato in occasione della Giornata Internazionale della Donna.

Maggiori investimenti nella cura potrebbero creare quasi 300 milioni di nuova occupazione.

Colmare i divari nei servizi di cura e assistenza potrebbe generare quasi 300 milioni di posti di lavoro attraverso un continuum di assistenza che contrasti la povertà, promuova l’uguaglianza di genere e supporti la cura di bambini e anziani evidenzia il nuovo rapporto dell’OIL pubblicato in occasione della Giornata internazionale della donna.

Sintesi del Rapporto.

“[…] I divari che persistono nei servizi e nelle politiche di cura e assistenza hanno lasciato centinaia di milioni di lavoratori con responsabilità familiari senza un’adeguata protezione e sostegno. Soddisfare i bisogni di queste lavoratrici e lavoratori potrebbe creare quasi 300 milioni di nuova occupazione entro il 2035. Questo è quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro.

Il rapporto Care at work: Investing in care leave and services for a more gender-equal world of work  (“Lavoro di cura: investire nelle politiche sui congedi e nei servizi di cura e assistenza per più eguaglianza di genere nel mondo del lavoro”) evidenzia che tre donne su dieci in età riproduttiva — o 649 milioni — beneficiano di una protezione di maternità inadeguata che non soddisfa gli standard principali previsti dalla Convenzione OIL del 2000 sulla protezione della maternità (n. 183) .

La Convenzione richiede un congedo di maternità minimo di 14 settimane, che corrisponda ad almeno due terzi della retribuzione e che sia finanziato dalla previdenza sociale o da fondi pubblici. Ottantadue dei 185 paesi analizzati non rispettavano questi standard minimi, nonostante “il congedo di maternità retribuito o la protezione della maternità [siano] un diritto umano e lavorativo universale”, evidenzia lo studio. Al ritmo attuale delle riforme, ci vorranno almeno 46 anni per raggiungere i diritti minimi di congedo di maternità in tutti i paesi analizzati dal rapporto. Questo significa che gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite del 2030  non verranno raggiunti.

Oltre 1,2 miliardi di uomini in prima età riproduttiva vivono in paesi in cui non esiste il diritto al congedo di paternità, anche se questo aiuterebbe a conciliare il lavoro e le responsabilità familiari di madri e padri, dice il rapporto. Nei paesi in cui é riconosciuto, il congedo di paternità è di breve durata (nove giorni in media su scala globale). Questo genera un divario significativo tra il congedo delle lavoratrici e dei lavoratori. Anche la richiesta del congedo di paternità è piuttosto limitata: una conseguenza, secondo il rapporto, della scarsa remunerazione di questo tipo di congedo, delle norme sociali rispetto al genere e del modo in cui le politiche vengono progettate. 

Il rapporto Care at work offre una panoramica della legislazione, delle politiche e delle pratiche nazionali in materia di cura e assistenza, compresa la maternità, la paternità, il congedo parentale, la cura dei bambini e la cura di lungo termine. Esso evidenzia come alcuni lavoratori non rientrano nell’ambito di queste protezioni giuridiche. Questi includono i lavoratori autonomi, i lavoratori dell’economia informale, i migranti e i genitori adottivi e i genitori LGBTQI+. Il rapporto analizza i benefici e il potenziale impatto derivanti da un maggiore investimento nella cura e assistenza.

Tra i paesi analizzati dal rapporto, solo 40 garantiscono il diritto per le donne durante la gravidanza e l’allattamento di essere protette dal lavoro pericoloso o insalubre, come previsto dalle norme dell’OIL. Solo 53 paesi garantiscono il diritto al permesso retribuito per visite mediche prenatali. In molti paesi non sono previsti i congedi, la sicurezza del reddito e strutture adeguate all’allattamento.

La necessità di servizi di assistenza e cura a lungo termine per le persone anziane e con disabilità è fortemente aumentata a causa dell’innalzamento dell’aspettativa di vita e dell’impatto della pandemia di COVID-19. Il rapporto rileva che servizi di cura residenziali, i servizi diurni in comunità e l’assistenza domiciliare rimangono tuttavia inaccessibili alla grande maggioranza di coloro che ne abbisognano, anche se “i servizi di cara e assistenza di lungo termine sono essenziali per garantire il diritto ad un invecchiamento dignitoso e in buona salute”.

Il rapporto segnala che esistono “argomentazioni solide a favore dell’investimento” in un insieme di politiche trasformative di cura e assistenza universale. Questo creerebbe un percorso innovativo verso un mondo del lavoro migliore e con più eguaglianza di genere. L’investimento in un congedo uguale per donne e uomini, in assistenza universale per i bambini e in servizi di assistenza di lungo termine potrebbe generare fino a 299 milioni di nuova occupazione entro il 2035. Colmare i divari delle politiche richiederebbe un investimento annuale di 5.400 miliardi di dollari (equivalente al 4,2 per cento del PIL annuale totale) entro il 2035, parte del quale potrebbe essere compensato da un aumento delle entrate fiscali derivante dal maggior reddito e dall’occupazione aggiuntiva.

“Dobbiamo ripensare il modo in cui sviluppiamo le  politiche e i servizi di cura e assistenza affinché si generi un continuum di assistenza che garantisca lo sviluppo dei bambini, aiuti le donne a rimanere nel mondo del lavoro e impedisca che le famiglie o le persone cadano in situazioni di povertà”, ha detto Manuela Tomei, Direttrice del Dipartimento dell’OIL sulle condizioni di lavoro e l’uguaglianza. “Colmare questi divari dovrebbe essere considerato un investimento che non solo promuove la salute e i mezzi di sostentamento, ma anche i diritti fondamentali, l’equità di genere e una maggiore rappresentanza delle donne nel mondo del lavoro” ha concluso Tomei […]”.

Fonte: OIL. Otto Marzo 2022