(Fonte: OECD Employment Outlook. 9 July 2024)[1]

La Nota Paese fornisce una panoramica della situazione del mercato del lavoro in Italia, e analizza, inoltre, come la transizione verso la neutralità climatica entro il 2050 influirà sul mercato del lavoro e sull’occupazione dei lavoratori.

Nonostante il rallentamento della crescita economica dalla fine del 2022, il mercato del lavoro italiano ha raggiunto maggiori livelli di occupazione e livelli minimi di disoccupazione e inattività. Il tasso di disoccupazione in Italia è sceso al 6,8% a maggio 2024 (-1% rispetto a maggio 2023 e -3% rispetto a prima della crisi COVID-19), ma ancora al di sopra della media OCSE del 4,9%.

Anche l’occupazione totale è aumentata nell’ultimo anno, con un incremento su base annua del 2% a maggio 2024. Tuttavia, il tasso di occupazione italiano rimane ben al di sotto della media OCSE (62,1% contro 70,2% nel 1° trimestre 2024).

Si prevede che il mercato del lavoro continuerà a crescere nei prossimi due anni: nonostante la riduzione della popolazione in età da lavoro, l’occupazione totale dovrebbe crescere dell’1,2% nel 2024 e dell’1% nel 2025.

Nonostante i risultati recenti, l’Italia è ancora indietro rispetto a molti altri Paesi OCSE in termini di occupazione femminile e giovanile, dove sono necessari ulteriori progressi, anche per coprire il numero relativamente elevato di posti di lavoro vacanti.

A inizio anno, il governo ha sostituito il Reddito di cittadinanza con l’Assegno di inclusione (Adi) e il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl). Gli incentivi al lavoro per i beneficiari dell’Adi potrebbero essere migliorati con una revoca più graduale dei diritti alla prestazione per coloro che iniziano a lavorare. Estendere l’accesso all’Adi a tutta la popolazione a rischio di povertà e con limitate prospettive di lavoro permetterebbe di proteggere i più vulnerabili concentrando le limitate risorse per la formazione sulle persone più vicine al mercato del lavoro.

I salari reali sono in crescita su base annua nella maggior parte dei Paesi OCSE, in un contesto di inflazione in calo. Tuttavia, in molti Paesi sono ancora al di sotto del livello del 2019. Mentre i salari reali stanno recuperando parte del terreno perduto, i profitti iniziano ad assorbire parte dell’aumento del costo del lavoro. In molti Paesi c’è spazio per i profitti per assorbire ulteriori aumenti salariali, soprattutto perché non ci sono segnali di una spirale prezzi-salari.

L’Italia è il Paese che ha registrato il maggior calo dei salari reali tra le maggiori economie dell’OCSE. Nel primo trimestre del 2024, i salari reali erano ancora inferiori del 6,9% rispetto a prima della pandemia.

Grazie ai rinnovi di importanti contratti collettivi, soprattutto nel settore dei servizi, il numero di dipendenti del settore privato coperti da un contratto collettivo scaduto è sceso nel primo trimestre del 2024 al 16,7% dal 41,9% dell’anno precedente. Ciò ha contribuito a spingere la crescita dei salari negoziati al 2,8% rispetto all’anno precedente.

Nel complesso, la crescita dei salari reali dovrebbe rimanere contenuta nei prossimi due anni. Si prevede che i salari nominali (retribuzione per dipendente) in Italia aumenteranno del 2,7% nel 2024 e del 2,5% nel 2025. Sebbene questi aumenti siano significativamente inferiori a quelli della maggior parte degli altri Paesi OCSE, consentiranno comunque un recupero di parte del potere d’acquisto perduto, dato che l’inflazione è prevista all’1,1% nel 2024 e al 2% nel 2025.

Gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti dai diversi Paesi OCSE avranno un effetto marginale sul numero totale di occupati. Tuttavia, alcuni posti di lavoro scompariranno, mentre nuove opportunità emergeranno e molti posti di lavoro esistenti si trasformeranno. In tutta l’OCSE, il 20% della forza lavoro è impiegata in professioni “green-driven”, cioè professioni che contribuiscono direttamente alla riduzione delle emissioni, ma anche professioni di supporto alle attività verdi e che sono necessarie alla transizione. Circa il 7%, invece, è occupato in industrie ad alta intensità di emissioni di gas serra.

In Italia, il 19,5% della forza lavoro è impiegata in occupazioni “green-driven”. Di queste, solo il 13,7% sono vere e proprie nuove occupazioni verdi. Al contrario, circa il 5,1% dell’occupazione italiana è in occupazioni ad alta intensità di emissioni. La percentuale più alta di occupazioni “green-driven” si trova in Abruzzo, mentre la percentuale più alta di occupazioni ad alta intensità di gas serra si trova in Sardegna.

In Italia, gli uomini hanno maggiori probabilità di essere impiegati in occupazioni “green-drivenad alta intensità di gas serra, mentre i lavoratori più anziani hanno maggiori probabilità di essere impiegati in occupazioni ad alta intensità di gas serra.

Le occupazioni ad alta intensità di emissioni e “green-driven” altamente qualificate sono simili nei requisiti di competenze, il che significa che i lavoratori altamente qualificati possono passare da professioni in industrie ad alta intensità di emissioni a professioni che contribuiscono alla neutralità climatica con un sforzo di riqualificazione relativamente basso. Tuttavia, questo non è il caso dei lavoratori meno qualificati, che avranno bisogno di un maggiore sforzo di riqualificazione per uscire dalle occupazioni ad alta intensità di emissioni.

Attualmente, tuttavia, il tasso di partecipazione in programmi di formazione dei lavoratori in Italia rimane basso e i lavoratori che svolgono occupazioni ad alta intensità di emissioni tendono a ricevere una formazione significativamente inferiore rispetto agli altri lavoratori. Il nuovo Supporto per la formazione e il lavoro fornisce un ulteriore incentivo alla formazione. Per contribuire anche alla transizione verde, dovrebbe, però, essere più mirato per rispondere alla carenza di manodopera nei settori chiave per la transizione a zero emissioni. Inoltre, meccanismi di certificazione della qualità dei programmi di formazione dovrebbero diventare la norma in tutte le regioni del Paese.

In termini di qualità del lavoro, i lavori “green-driven” a bassa qualifica tendono ad avere salari e una protezione nel mercato del lavoro significativamente più bassi rispetto ad altri lavori a bassa qualifica. Ciò suggerisce che, al momento, le occupazioni “green-driven” a bassa qualifica rappresentano un’opzione relativamente poco attraente per i lavoratori a bassa qualifica.

I costi della transizione verso la neutralità climatica devono essere confrontati con i costi anche occupazionali dell’inazione nell’affrontare i cambiamenti climatici. Se da un lato le politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici possono imporre dei costi ai mercati del lavoro dell’OCSE, dall’altro i cambiamenti climatici stessi avranno ripercussioni sui lavoratori e sulle imprese: l’8% dei lavoratori in Italia riferisce di soffrire di un forte disagio da caldo per più di metà del tempo lavorativo. Questo è un problema che tocca in particolare i lavoratori che svolgono attività all’aperto e quelli delle industrie di processo e pesanti, con probabili effetti negativi sulla loro salute e produttività.

Testo inglese.

This country note provides an overview of the labour market situation in Italy drawing on data from OECD Employment Outlook 2024. It also looks at how the transition to net-zero emissions by 2050 will affect the labour market and workers’ jobs.

Labour markets have been resilient and remain tight

Labour markets continued to perform strongly, with many countries seeing historically high levels of employment and low levels of unemployment. By May 2024, the OECD unemployment rate was at 4.9%. In most countries, employment rates improved more for women than for men, compared to pre‑pandemic levels. Labour market tightness keeps easing but remains generally elevated.

  • Despite the slowdown in economic growth since the end of 2022, the Italian labour market has hit record-high levels of employment and record-low levels of unemployment and inactivity. The unemployment rate in Italy fell to 6.8% in May 2024, 1 percentage point lower than May 2023 and 3 percentage points lower than before the COVID‑19 crisis but still above the OECD average of 4.9%. Total employment also increased in the last year, with a year-on-year increase of 2% in May 2024. However, Italy’s employment rate remains well below the OECD average (62.1% vs. 70.2% in Q1 2024).
  • The labour market is projected to continue to grow over the next two years: despite adverse demographic developments, total employment is projected to grow by 1.2% in 2024 and 1% in 2025.
  • Despite recent notable improvements, Italy still lags behind many other OECD countries in terms of female and youth employment, where further progress is also needed to fill the relatively high number of job vacancies.
  • Earlier this year, the government replaced the previous minimum income (“Reddito di cittadinanza”) with a social assistance scheme for selected vulnerable groups (“Assegno di inclusione – Adi”) and an allowance for vulnerable people who do not have access to the Adi but are participating in an active labour market programme (“Supporto per la formazione e il lavoro – Sfl”). Work incentives for Adi beneficiaries could be improved by a more gradual withdrawal of benefit entitlements for those who take up employment. Extending Adi eligibility to the entire population at risk of poverty and with very poor labour market prospects would ensure that the most vulnerable remain covered by a minimum social safety net, while the limited resources for training in SfI can be better targeted at people closer to the labour market.

Real wages are up, but still have to make up for lost ground

Real wages are now growing year-on-year in most OECD countries, in the context of declining inflation. They are, however, still below their 2019 level in many countries. As real wages are recovering some of the lost ground, profits are beginning to buffer some of the increase in labour costs. In many countries, there is room for profits to absorb further wage increases, especially as there are no signs of a price‑wage spiral.

Italy is the country which has seen the largest fall in real wages among the largest OECD economies. At the beginning of 2024, real wages were still 6.9% lower than just before the pandemic.

  • Thanks to the renewals of major collective agreements, particularly in the service sectors, the number of private sector employees covered by an expired collective agreement fell in the first quarter of 2024 to 16.7% from 41.9% a year earlier. This has contributed to push negotiated wage growth up to 2.8% compared to the previous year.
  • Overall, real wage growth is expected to remain muted over the next two years. Nominal wages (compensation per employee) in Italy are projected to increase by 2.7% in 2024 and 2.5% in 2025. Although these increases are significantly lower than in most other OECD countries, they will allow Italian workers to regain some of their lost purchasing power, as inflation is projected to be 1.1% in 2024 and 2% in 2025.

Climate change mitigation will lead to substantial job reallocation

The ambitious net-zero transitions currently undergoing in OECD countries are expected to have only a modest effect on aggregate employment. However, some jobs will disappear, new opportunities will emerge, and many existing jobs will be transformed. Across the OECD, 20% of the workforce is employed in green-driven occupations, including jobs that do not directly contribute to emission reductions but are likely to be in demand because they support green activities. Conversely, about 7% is in greenhouse gas (GHG)-intensive occupations.


[1] The OECD Employment Outlook looks at the latest labour market developments and prospects in OECD member countries. This edition also assesses the impact of the transition to net-zero emissions by 2050 on the labour market and the jobs of millions of workers. While total employment will not change much, many jobs will be lost in the shrinking high-emission industries, while many others will be created in the expanding low-emission activities.