25 Aprile 1945. Insurrezione a Milano[1]

“[…] Nel pomeriggio del 24 Aprile 1945, primo caduto dell’insurrezione fu Gina Galeotti Bianchi, comunista, appartenente ai Gruppi di Difesa della Donna. Nella nottata i G.A.P. assaltarono la caserma di Niguarda e i matteottini della 33^ Brigata e una Squadra della Divisione Pasubio occuparono l’autocentro della polizia in via Castelvetro, mentre Egidio Liberti (azionista, capo di stato maggiore del Comando Piazza di Milano) e Sandro Faini (socialista, capo dell’Ufficio Informazioni) guidarono un altro gruppo all’attacco, parzialmente riuscito, del parcheggio dei blindati tedeschi all’interno della Fiera campionaria.

Alle ore 8.00 del 25 aprile, riunitosi presso il Collegio dei Salesiani di via Copernico, e nominato presidente Rodolfo Morandi, il C.L.N.A.I. approvò all’unanimità la proclamazione dell’insurrezione ed emanò il decreto dell’assunzione di tutti i poteri da parte del C.L.N.A.I. e dei C.L.N. regionali, provinciali e cittadini. All’incirca alla stessa ora, presso il Convento delle Stelline in corso di Porta Magenta 79, si riunì il Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà, mentre il Comando Piazza, privo del suo comandante resosi irreperibile per tre giorni, stabilì provvisoriamente la propria sede operativa nel commissariato di via Carlo Poma. Nei fatti, compresso fino dalla sua costituzione tra la presenza a Milano del Comando Generale del C.V.L. e quelli delle diverse formazioni, il Comando Piazza non esercitò alcuna funzione dirigente e la Liberazione venne diretta dal Comando superiore del C.V.L. e da quelli facenti capo ai diversi partiti.

Tra mezzogiorno e le prime ore del pomeriggio tutte le principali fabbriche milanesi e sestesi vennero occupate dai vari sappisti che dovettero respingere puntate nemiche alla Motomeccanica, al deposito A.T.M. di viale Molise, alla C.G.E., dove i fascisti, per intimorire gli scioperanti, fucilarono due patrioti davanti ai cancelli della fabbrica, e alla O.M., dove giellisti, matteottini e garibaldini sostennero quattro ore di combattimenti. Scontri a fuoco si verificarono fino a sera inoltrata in diversi punti della città con cecchini e, soprattutto, con autocolonne in fuga e macchine fasciste che scorazzavano rafficando all’impazzata.

Occupate le sedi del Corriere della Sera, de’ La Gazzetta dello Sport e de’ Il Popolo d’Italia in piazza Cavour, si utilizzarono gli impianti per stampare le edizioni insurrezionali de’ l’Unità, dell’Avanti! e de’ L’Italia Libera, organo del Partito d’Azione. Alle ore 17.00, attraverso la mediazione del cardinale Schuster, proteso a scongiurare la paventata insurrezione comunista, Mussolini, sperando di poter ancora patteggiare la resa, incontrò all’Arcivescovado il generale Cadorna e i rappresentanti del C.L.N.A.I. Achille Lombardi, Achille Marazza e Guido Arpesani. Richiesta una sospensione delle trattative, impegnandosi a riprenderle un’ora più tardi, si recò in Prefettura da dove, alle 19.30 circa, con numerosi gerarchi e una scorta di SS, lasciò invece Milano alla volta di Como, nell’intento di riparare in Svizzera.

Scontri a fuoco e combattimenti di varia intensità contro autocolonne germaniche che caoticamente cercavano di abbandonare la città, o di concentrarvisi, continuarono nella notte a Ronchetto sul Naviglio e il giorno dopo a Trenno in via Novara, in via Padova e in corso Vercelli, causando diversi morti e feriti agli insorti.
All’alba del 26 aprile, dopo una breve sparatoria con un gruppo di repubblichini in corso di Porta Nuova, il 4° battaglione della Guardia di Finanza, guidato dal colonnello Alfredo Malgeri, prese possesso del palazzo della Prefettura in corso Monforte e alle 8.00, nominato dal C.L.N.A.I., Riccardo Lombardi assunse la carica di prefetto mentre il socialista Antonio Greppi quella di sindaco.

Alle ore 9.00, dalla stazione radio di Morivione (Quartiere a sud di Milano) il comandante delle Brigate Matteotti, Corrado Bonfantini, annunciò la liberazione di Milano […]”.

Il 6 maggio 1945 sfilano per le vie di Milano i protagonisti della Resistenza. Nella foto, scattata da Mario Venanzi, si riconoscono in testa al corteo Mario Argenton, Gian Battista Stucchi, Ferruccio Parri, Raffaele Cadorna, Luigi Longo, Enrico Mattei, Fermo Solari.


[1] Tratto da “LA RESISTENZA A MILANO”. di Luigi Borgomaneri, (dalla voce “Milano” del Dizionario della Resistenza, Einaudi Torino, 2001).