1.Non è stato un intervento morbido quello di Moussa Faki (presidente della Commissione dell’Unione Africana), al Senato italiano in apertura del vertice Italia-Africa. Anzi, Faki è andato diretto su una serie di punti, “scontati” per una platea africana, meno per una platea europea.
Dopo aver espresso soddisfazione per la presenza a Roma delle più alte istituzioni europee, e aver sottolineato la ricchezza del continente africano in termini di risorse, Faki ha sottolineato che un principio cardine per l’Africa è la libertà: “libertà di scelta dei suoi partner, libertà non allineata a un blocco unico, reciproco rispetto”.
“Come noi non imponiamo, così non vogliamo che ci si impongano delle scelte”.
“Le priorità dell’Africa -ha proseguito Faki- derivano da una serie di sfide e di vantaggi: estensione geografica, risorse naturali e umane, mobilità, sfide di finanziamento, sfide di integrazione. Le nostre priorità derivano da queste sfide –ha sottolineato Faki- ma se le questioni dello sviluppo del continente dipendono dalla volontà dell’Africa stessa, dipendono anche dalla strutturazione della governance mondiale. La formulazione delle nostre priorità è basata sull’agenda 2063 e gli ostacoli non sono pochi: il pesante fardello del debito, i cambiamenti climatici, gli estremismi violenti e il terrorismo, l’instabilità politica, il deficit di finanziamenti adeguati, problemi a livello di governance”.
Quindi il passaggio sul cd. “Piano Mattei”
(N.d.R: Il Decreto-legge n. 161/2023, “Disposizioni urgenti per il «Piano Mattei» per lo sviluppo in Stati del Continente africano”, è stato convertito in legge con L. n. 2/2024).
“Il Piano Mattei, sul quale avremmo auspicato di essere stati consultati, è una iniziativa su cui l’Africa è pronta a discutere… ma vorrei che si passasse ora dalle parole ai fatti. Capirete bene che non possiamo accontentarci di semplici promesse che poi non vengono mantenute. Sappiamo che l’Italia è il principale hub di arrivo dei migranti, e questa è una questione su cui dobbiamo trovare soluzioni in comune. L’emigrazione di giovani è un dramma per l’Africa stessa, la partnership tra di noi sarà sempre limitata finché non sia modificherà in maniera strutturale il modello di sviluppo dell’Africa”.
Secondo Faki servono modifiche strutturali che vadano anche oltre l’Africa: “Per essere più chiaro devo sottolineare con forza che l’Africa non vuole tendere la mano, non siamo mendicanti. Peroriamo un nuovo paradigma di un nuovo modello di sviluppo. No a barriere securitarie che sono barriere di ostilità. La soluzione deve essere collettiva. Il nostro auspicio è che l’Italia sia sempre più coinvolta in questa ottica”. Faki ha chiuso con una nota rivolta a Tajani e all’Europa: “Ministro Tajani, sette anni fa mi sono presentato al parlamento europeo e oggi sto trasmettendo lo stesso concetto”.
2.L’appello della società civile africana.
In vista del Vertice Italia-Africa, le organizzazioni della società civile africana (CSO) hanno presentato una serie di osservazioni e richieste.
Le CSO hanno chiesto che il Vertice tracciasse un nuovo corso per la cooperazione euro-africana, proteggendo le popolazioni africane, gli ecosistemi e la biodiversità del continente, e affrontando l’emergenza climatica.
“Il “Piano Mattei” -sottolinenao le CSO- è stato descritto come una “strategia non predatoria e non paternalistica”. Le CSO temono tuttavia che il piano non abbia seguito un approccio consultivo e che sia insufficiente nell’identificare e incorporare gli obiettivi centrali per l’Africa.
L’intitolazione del piano a Enrico Mattei (fondatore dell’Eni, major italiana del petrolio e del gas controllata dallo Stato), avvertono, non lascia dubbi sul fatto che il suo obiettivo principale sia quello di espandere l’accesso dell’Italia al gas fossile dall’Africa all’Europa e di rafforzare il ruolo delle imprese italiane nello sfruttamento delle risorse naturali e umane dell’Africa.
Le CSO contestano anche l’opacità che circonda il piano dell’Italia per affrontare la “migrazione illegale” dall’Africa all’Italia e chiedono al Vertice:
-di porre fine agli approcci neocoloniali dei Paesi europei, reimpostare le relazioni Europa-Africa e porre fine alle azioni dei Paesi del Nord globale che pretendono di stabilire piani per l’Africa;
-Trasparenza, partecipazione e inclusione della società civile africana per garantire che i bisogni e gli interessi reali del popolo africano si riflettano in qualsiasi risultato della cooperazione;
-Accesso all’energia e transizione energetica: Cooperazione concreta per la transizione dai combustibili fossili, aumentando le energie rinnovabili per soddisfare le esigenze di 600 milioni di africani;
-Adottare un approccio integrato alle questioni climatiche, energetiche e di sviluppo dell’Africa;
(Fonte: Rivista Africa. www.africarivista.it. 28 e 29 Gennaio 2024).
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