Sustainable Corporate Governance. La nuova frontiera della Responsabilità Sociale d’Impresa

Bianca Cuciniello. Dicembre 2021

 

Sustainable Corporate Governance – La nuova frontiera della Responsabilità Sociale d’Impresa

di Bianca Cuciniello

(Dipartimento Contrattazione Privata, Rappresentanza, Politiche Settoriali e Ambiente.  UIL)

La Commissione Europea si è impegnata a proporre una revisione della direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario nel Green Deal europeo e nel suo programma di lavoro 2020. In tale ottica, il 21 aprile 2021, ha pubblicato una proposta di direttiva sul reporting di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive) che aggiorna e integra la Direttiva UE 2014/95 sulla rendicontazione non-finanziaria attualmente in vigore, che è stata recepita in Italia con il Decreto Legislativo n.254 del 2016, per effetto del quale nel 2018 sono state pubblicate le prime rendicontazioni.

La direttiva sulla rendicontazione non-finanziaria richiede alle grandi aziende – incluse banche, e assicurazioni – di effettuare annualmente la rendicontazione delle informazioni non finanziarie che riguardano ambiente, questioni sociali, questioni del personale, diritti umani, corruzione attiva e passiva – dati necessari a integrare le valutazioni su fattori ambientali, sociali e di governance nella valutazione del rischio e nelle scelte di investimento dei soggetti che investono per conto dei clienti.

L’obiettivo principale della nuova proposta di direttiva è incrementare la quantità, la qualità e la comparabilità delle informazioni su rischi e impatti relativi ai temi di sostenibilità delle attività, che vengono divulgate dalle imprese. Obiettivo che incide in modo significativo sulla finanza sostenibile, dal momento che la carenza di dati su fattori ambientali, sociali e di governance è uno dei temi che compromettono di più la capacità degli investitori di essere efficaci e trasparenti nell’integrazione della sostenibilità nelle proprie scelte d’investimento.

Tra le principali novità della proposta di direttiva c’è l’ampliamento del perimetro di applicazione a:

– tutte le imprese di grandi dimensioni, indipendentemente dal fatto che siano quotate o meno, con più di 250 dipendenti (rispetto alla precedente versione della normativa decade quindi la soglia minima di 500 dipendenti, mentre restano valide quelle di fatturato superiore a €50 milioni e di bilancio superiore a €43 milioni);

– a tutte le PMI quotate sui mercati europei a eccezione delle micro-imprese, cioè quelle con meno di 10 dipendenti e con fatturato o bilancio inferiore a €2 milioni.

Inoltre, i dati dovranno essere riportati sulla base di standard comuni di reporting, che saranno sviluppati dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) sulla base delle raccomandazioni tecniche pubblicate a marzo del 2021 al termine di uno studio di fattibilità richiesto dalla Commissione, standard che dovranno essere pubblicati entro giugno del 2022. Verranno introdotti standard di rendicontazione dedicati alle esigenze e alle capacità specifiche delle PMI quotate, che entreranno in vigore tre anni dopo rispetto a quelli delle imprese di grandi dimensioni.  Le PMI che resteranno fuori dal perimetro di applicazione della nuova direttiva potranno decidere di utilizzare questi principi su base volontaria, per esempio per fornire informazioni di sostenibilità alle banche o per farle circolare all’interno delle catene di fornitura.

Quanto al contenuto delle informazioni, che vengono rinominate da “informazioni non finanziarie” a “informazioni sulla sostenibilità”, i requisiti della nuova direttiva richiedono informazioni più approfondite sulla strategia e sugli obiettivi delle aziende, sul ruolo del board e del management, e sui cosiddetti “intangible asset”, per esempio il capitale sociale, umano e intellettuale. Le imprese dovranno spiegare anche come sono state selezionate queste informazioni. Le informazioni dovranno essere pubblicate in formato elettronico per essere inserite all’interno del Portale Unico di Accesso per le Informazioni Finanziarie (ESAP) in corso di sviluppo.

I contenuti della direttiva dovranno essere coerenti con altre iniziative normative dell’Unione Europea sulla finanza sostenibile. In particolare, il Regolamento UE 2019/2088 sulla trasparenza delle informazioni di sostenibilità nei servizi finanziari e il Regolamento UE 2020/852 sulla tassonomia, che richiede a imprese e investitori di pubblicare una serie di informazioni sull’allineamento delle proprie attività rispetto alla classificazione della tassonomia.

Il testo della direttiva sarà soggetto ai negoziati tra Parlamento e Consiglio dell’UE, se si giungerà a un accordo entro la metà del 2022 la direttiva sarà adottata a partire dal 2023, quindi le imprese saranno tenute a divulgare le informazioni di sostenibilità a partire dalla data prevista nell’atto di recepimento, le PMI, invece, potranno iniziare a rendicontare tre anni più tardi.

La UIL ritiene che nella proposta di direttiva debba essere riconosciuto un ruolo fondamentale ai sindacati, i cui rappresentanti monitorano con continuità le condizioni di lavoro e il rispetto dei diritti, rendendo esplicito ed effettivo il contributo sindacale in termini di informazione, consultazione e partecipazione sia a monte, nella definizione dei contenuti delle dichiarazioni non finanziarie, che a valle, quando le stesse saranno sottoposte a verifica di conformità e controllo.

Sempre in tema di Responsabilità Sociale d’Impresa, a seguito di una relazione di iniziativa legale del Parlamento europeo sulla “Due diligence aziendale e responsabilità delle imprese” e di una consultazione pubblica della Commissione sulla “Governance aziendale sostenibile”, la Commissione Europea si era impegnata a presentare una iniziativa legislativa, sotto forma di direttiva, entro maggio di quest’anno. Per ragioni non chiare la discussione è stata rinviata, il movimento sindacale europeo, supportato anche dalla UIL, ha chiesto alla Commissione di agire affinché venga mantenuto l’impegno a portare avanti una legislazione europea completa ed efficace sulla due diligence obbligatoria e sui diritti umani, compresa la governance aziendale sostenibile. L’evoluzione del tema sarà oggetto di un prossimo approfondimento.

 

 

 

 

 

 

– La nuova frontiera della Responsabilità Sociale d’Impresa

di Bianca Cuciniello

(Dipartimento Contrattazione Privata, Rappresentanza, Politiche Settoriali e Ambiente. UIL)

La Commissione Europea si è impegnata a proporre una revisione della direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario nel Green Deal europeo e nel suo programma di lavoro 2020. In tale ottica, il 21 aprile 2021, ha pubblicato una proposta di direttiva sul reporting di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive) che aggiorna e integra la Direttiva UE 2014/95 sulla rendicontazione non-finanziaria attualmente in vigore, che è stata recepita in Italia con il Decreto Legislativo n.254 del 2016, per effetto del quale nel 2018 sono state pubblicate le prime rendicontazioni.

La direttiva sulla rendicontazione non-finanziaria richiede alle grandi aziende – incluse banche, e assicurazioni – di effettuare annualmente la rendicontazione delle informazioni non finanziarie che riguardano ambiente, questioni sociali, questioni del personale, diritti umani, corruzione attiva e passiva – dati necessari a integrare le valutazioni su fattori ambientali, sociali e di governance nella valutazione del rischio e nelle scelte di investimento dei soggetti che investono per conto dei clienti.

L’obiettivo principale della nuova proposta di direttiva è incrementare la quantità, la qualità e la comparabilità delle informazioni su rischi e impatti relativi ai temi di sostenibilità delle attività, che vengono divulgate dalle imprese. Obiettivo che incide in modo significativo sulla finanza sostenibile, dal momento che la carenza di dati su fattori ambientali, sociali e di governance è uno dei temi che compromettono di più la capacità degli investitori di essere efficaci e trasparenti nell’integrazione della sostenibilità nelle proprie scelte d’investimento.

Tra le principali novità della proposta di direttiva c’è l’ampliamento del perimetro di applicazione a:

– tutte le imprese di grandi dimensioni, indipendentemente dal fatto che siano quotate o meno, con più di 250 dipendenti (rispetto alla precedente versione della normativa decade quindi la soglia minima di 500 dipendenti, mentre restano valide quelle di fatturato superiore a €50 milioni e di bilancio superiore a €43 milioni);

– a tutte le PMI quotate sui mercati europei a eccezione delle micro-imprese, cioè quelle con meno di 10 dipendenti e con fatturato o bilancio inferiore a €2 milioni.

Inoltre, i dati dovranno essere riportati sulla base di standard comuni di reporting, che saranno sviluppati dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) sulla base delle raccomandazioni tecniche pubblicate a marzo del 2021 al termine di uno studio di fattibilità richiesto dalla Commissione, standard che dovranno essere pubblicati entro giugno del 2022. Verranno introdotti standard di rendicontazione dedicati alle esigenze e alle capacità specifiche delle PMI quotate, che entreranno in vigore tre anni dopo rispetto a quelli delle imprese di grandi dimensioni.  Le PMI che resteranno fuori dal perimetro di applicazione della nuova direttiva potranno decidere di utilizzare questi principi su base volontaria, per esempio per fornire informazioni di sostenibilità alle banche o per farle circolare all’interno delle catene di fornitura.

Quanto al contenuto delle informazioni, che vengono rinominate da “informazioni non finanziarie” a “informazioni sulla sostenibilità”, i requisiti della nuova direttiva richiedono informazioni più approfondite sulla strategia e sugli obiettivi delle aziende, sul ruolo del board e del management, e sui cosiddetti “intangible asset”, per esempio il capitale sociale, umano e intellettuale. Le imprese dovranno spiegare anche come sono state selezionate queste informazioni. Le informazioni dovranno essere pubblicate in formato elettronico per essere inserite all’interno del Portale Unico di Accesso per le Informazioni Finanziarie (ESAP) in corso di sviluppo.

I contenuti della direttiva dovranno essere coerenti con altre iniziative normative dell’Unione Europea sulla finanza sostenibile. In particolare, il Regolamento UE 2019/2088 sulla trasparenza delle informazioni di sostenibilità nei servizi finanziari e il Regolamento UE 2020/852 sulla tassonomia, che richiede a imprese e investitori di pubblicare una serie di informazioni sull’allineamento delle proprie attività rispetto alla classificazione della tassonomia.

Il testo della direttiva sarà soggetto ai negoziati tra Parlamento e Consiglio dell’UE, se si giungerà a un accordo entro la metà del 2022 la direttiva sarà adottata a partire dal 2023, quindi le imprese saranno tenute a divulgare le informazioni di sostenibilità a partire dalla data prevista nell’atto di recepimento, le PMI, invece, potranno iniziare a rendicontare tre anni più tardi.

La UIL ritiene che nella proposta di direttiva debba essere riconosciuto un ruolo fondamentale ai sindacati, i cui rappresentanti monitorano con continuità le condizioni di lavoro e il rispetto dei diritti, rendendo esplicito ed effettivo il contributo sindacale in termini di informazione, consultazione e partecipazione sia a monte, nella definizione dei contenuti delle dichiarazioni non finanziarie, che a valle, quando le stesse saranno sottoposte a verifica di conformità e controllo.

Sempre in tema di Responsabilità Sociale d’Impresa, a seguito di una relazione di iniziativa legale del Parlamento europeo sulla “Due diligence aziendale e responsabilità delle imprese” e di una consultazione pubblica della Commissione sulla “Governance aziendale sostenibile”, la Commissione Europea si era impegnata a presentare una iniziativa legislativa, sotto forma di direttiva, entro maggio di quest’anno. Per ragioni non chiare la discussione è stata rinviata, il movimento sindacale europeo, supportato anche dalla UIL, ha chiesto alla Commissione di agire affinché venga mantenuto l’impegno a portare avanti una legislazione europea completa ed efficace sulla due diligence obbligatoria e sui diritti umani, compresa la governance aziendale sostenibile. L’evoluzione del tema sarà oggetto di un prossimo approfondimento.