Tre motivi per parlar bene del Brasile

13 Giugno 2020

TRE MOTIVI PER PARLAR BENE DEL BRASILE.

Riflessioni di Franco Patrignani

 

 

 

Primo motivo: il Brasile è stato un paese che ha introdotto l’uso della cintura di sicurezza prima di diversi paesi europei e comunque sicuramente prima dell’Italia.

Infatti mentre qui in Brasile era diventato obbligatorio e la regola era comunemente rispettata, in Italia l’uso della cintura era ancora un’opinione, quasi un’opzione, informalmente e per lungo tempo, lasciata alla discrezione degli automobilisti.

Secondo motivo: qui in Brasile non fuma più nessuno, o quasi. Non i ho dati, ma la percentuale dei fumatori qui è veramente molto bassa, irrilevante si potrebbe dire. Lo si nota andando per strada.

E quando qualcuno dei miei conoscenti torna da un viaggio dall’Italia, una delle prime cose che racconta, quasi spaventato, è proprio di quanti sono gli italiani che fumano!

Approfittando di questi due “paradossi tropicali”, appena mi capita, chiedo, ai miei interlocutori “bolsonaristi”, o quasi, come mai si sia riusciti a limitare così radicalmente tante morti e tante invalidità, mentre gli stessi risultati non si vedono nella lotta contro la diffusione del Covid-19.

La domanda, generalmente, rimette in movimento, per un po’, il cervello dei miei interlocutori: “È perché qui è la politica che ha preso in mano le cose e non ha lanciato messaggi chiari alla popolazione. Qui ognuno fa a modo suo!”

A parte l’ormai abituale critica alla politica, la risposta è pertinente perché effettivamente è mancata una linea di comando unitaria capace di affrontare l’emergenza. E continua a mancare. Risultato: il Brasile è il secondo paese al mondo per morti (abbiamo superato i 42.000) ed è fortemente candidato, se continua così, a diventare il lazzaretto del mondo.

Ma avevo detto che oggi avrei parlato bene del Brasile. Allora vedo di farlo.

E posso farlo senza sforzi eccessivi, visto che il terzo motivo è veramente apprezzabile: è in atto una fioritura democratica che sta qualificando gli spazi dalla rete e in particolare di YouTube. Potremmo dire che oggi tutti intervistano tutti e chi non intervista gestisce un proprio canale dove analizza, valuta, propone e parla, parla… a volte molto, ma non è mai troppo.

Haddad, ex candidato PT alla presidenza della Repubblica, ha un canale dove incontra e intervista altri personaggi politici e personalità della cultura. Intellettuali impegnati o artisti (tipo Caetano Veloso) mantengono rubriche settimanali come collaboratori di reti d’informazione. Così fanno, ovviamente alcuni noti giornalisti di professione, ma anche attori e comici famosi. I filosofi e i sociologi, invece, preferiscono essere intervistati, “correndo” da un canale all’altro, mentre quelli che decidono di animare un proprio canale, dopo aver raggiunto un certo numero di seguitori fissi, finiscono per sognare di fondare un partito, o almeno un movimento… virtuale, ovviamente.

È un fenomeno tipico del periodo: senza uscire di casa, senza costosi viaggi o avventurosi incastri di programmazione, tutti sono raggiungibili da tutti e per noi, comuni mortali, si aprono platee immense da cui assistere alle riflessioni e ai messaggi delle figure più significative della politica, della cultura, della scienza, a volte dell’arte e dello spettacolo brasiliano.

E forse, questa intellighenzia, per la prima volta, ha a disposizione palchi così qualificati e popolari.

Ad occhio e croce, ogni trasmissione in diretta raccoglie un’audience che va dai 10.000 spettatori in su. Non è poca cosa. Le registrate ne raggiungono molti di più, ovviamente!

In definitiva, da casa possiamo partecipare al dibattito politico nazionale sapendo che cosa pensano e progettano le personalità della sinistra e della cultura progressista del Brasile.

Sì, forse questo è l’unico limite: è una risorsa utilizzata quasi esclusivamente dall’area democratica e di sinistra. Ma in un paese dove a determinare “l’opinione pubblica” erano state finora le grandi reti televisive private o le fakenews della destra, non è poco. Mi sembra un fatto rilevante che fa ben sperare per la ripresa del movimento democratico nella primavera politica che ci attende.

 

Vitória, 13 giugno 2020