UE: Lotta alla povertà, all’esclusione sociale e alla discriminazione.
(Fonte: Note tematiche sull’Unione europea. Parlamento europeo. Red. Monika Makay. Marzo 2023)
Con il suo sostegno agli Stati membri nella lotta contro la povertà, l’esclusione sociale e la discriminazione, l’Unione europea si propone di rafforzare il carattere inclusivo e la coesione della società europea e di far sì che tutte le persone abbiano parità di accesso alle opportunità e alle risorse.
Base giuridica
Articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull’Unione europea, articolo 19, articoli 145-161 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e titolo III della Carta dei diritti fondamentali dell’UE.
Obiettivi
La lotta alla povertà e all’esclusione sociale è uno degli obiettivi specifici in materia di politica sociale dell’UE e degli Stati membri. Conformemente all’articolo 153 TFUE, l’inclusione sociale va conseguita unicamente mediante la cooperazione non legislativa, ovvero il metodo aperto di coordinamento, mentre in virtù dell’articolo 19 TFUE l’UE può prendere provvedimenti per combattere la discriminazione, sia offrendo protezione giuridica alle potenziali vittime, sia adottando misure di incentivazione.
Risultati conseguiti
A. Lotta alla povertà e all’esclusione sociale
Tra il 1975 e il 1994 la Comunità economica europea ha condotto una serie di programmi e progetti pilota volti a combattere la povertà e l’esclusione. Tuttavia, data la mancanza di una base giuridica, l’azione della Comunità in questo settore è stata oggetto di continue contestazioni.
La situazione è cambiata nel 1999 con l’entrata in vigore del trattato di Amsterdam, che iscrive l’eradicazione dell’esclusione sociale tra gli obiettivi della politica sociale comunitaria. Nel 2000 è stato istituito il comitato per la protezione sociale al fine di promuovere la cooperazione tra gli Stati membri e con la Commissione (articolo 160 TFUE).
La strategia di Lisbona, varata nel 2000, ha posto in essere un meccanismo di monitoraggio e coordinamento consistente nella fissazione di obiettivi, nella misurazione della povertà sulla base di una serie di indicatori e parametri di riferimento, in orientamenti destinati agli Stati membri e in piani d’azione nazionali contro la povertà. Inoltre ha stabilito un nuovo meccanismo di governance per la cooperazione tra la Commissione e gli Stati membri: il metodo di coordinamento aperto, ovvero un processo volontario di cooperazione politica basato su obiettivi e indicatori comuni concordati. Nell’ambito di tale processo collaborano anche i portatori di interessi, tra cui le parti sociali e la società civile. Dal 2006 è stato istituito un nuovo quadro di intervento, il metodo di coordinamento aperto per la protezione sociale e l’inclusione sociale (MCA sociale), che ha accorpato e integrato tre diversi MCA in materia di inclusione sociale, assistenza sanitaria e a lungo termine, nonché pensioni.
Con la sua raccomandazione dell’ottobre 2008 sul coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro, la Commissione ha affermato che gli Stati membri dovrebbero progettare e attuare una strategia globale integrata per l’inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro che combini “un adeguato sostegno al reddito, mercati del lavoro inclusivi e l’accesso a servizi di qualità”.
La strategia Europa 2020 ha introdotto un nuovo obiettivo comune nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale che consiste nel ridurre del 25% il numero di europei che vivono al di sotto della soglia nazionale di povertà, facendo uscire dalla povertà più di 20 milioni di persone entro il 2020. Tale obiettivo non è stato raggiunto e nel mese di marzo 2021 la Commissione ha incluso nel piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali un nuovo obiettivo principale che consiste nel ridurre di almeno 15 milioni le persone che vivono in povertà (compresi almeno 5 milioni di bambini) entro il 2030. I relativi obiettivi nazionali sono stati presentati nel giugno 2022.
Nel dicembre 2010 la Commissione ha varato la Piattaforma europea contro la povertà e l’esclusione sociale, quale una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020, unitamente a una serie di altre iniziative chiave, tra cui la valutazione delle strategie di inclusione attiva a livello nazionale e un Libro bianco sulle pensioni.
Nella sua comunicazione dal titolo «Investire nel settore sociale a favore della crescita e della coesione, in particolare attuando il Fondo sociale europeo nel periodo 2014-2020», del febbraio 2013, la Commissione ha esortato gli Stati membri a privilegiare gli investimenti sociali nelle persone e in particolare gli investimenti nell’infanzia al fine di interrompere il circolo vizioso dello svantaggio sociale.
In seguito all’istituzione del Semestre europeo nel 2010, la Commissione ha presentato una proposta nel 2013 intesa a potenziare la dimensione sociale nella governance dell’unione economica e monetaria, in risposta alle richieste del Consiglio europeo e del Parlamento. Un elemento chiave è il quadro di valutazione sociale che è un insieme di indicatori che comprendono gli indicatori sulle disparità di reddito, il reddito disponibile delle famiglie, il tasso di rischio di povertà o di esclusione sociale, il tasso di giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione e l’incidenza dei trasferimenti sociali sulla riduzione della povertà.
Nel novembre 2017 tutte e tre le principali istituzioni dell’UE si sono impegnate a favore del Pilastro europeo dei diritti sociali nell’ambito di una proclamazione congiunta. Il pilastro definisce la protezione e l’inclusione sociali come uno dei tre settori fondamentali (2.3.1 Politica sociale e dell’occupazione: principi generali). Il pilastro è stato utilizzato per avviare una serie di iniziative legislative e di intervento, come la direttiva (UE) 2019/1152 relativa a condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili, e il pacchetto sull’equità sociale, che include il regolamento (UE) 2019/1149 relativo all’istituzione dell’Autorità europea del lavoro e la raccomandazione del Consiglio dell’8 novembre 2019 sull’accesso alla protezione sociale per i lavoratori subordinati e autonomi, nonché la direttiva (UE) 2022/2041 relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea, che mira a combattere la povertà lavorativa .
Il piano d’azione del pilastro europeo dei diritti sociali del marzo 2021 conteneva una serie di iniziative pertinenti: la strategia dell’UE sui diritti dei minori, la raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia europea per l’infanzia, la piattaforma europea per la lotta contro la mancanza di una fissa dimora, la raccomandazione del Consiglio relativa a un adeguato reddito minimo che garantisca l’inclusione attiva, la strategia europea per l’assistenza e un gruppo ad alto livello sul futuro della protezione sociale e dello Stato sociale, che ha presentato 21 raccomandazioni per migliorare i sistemi di protezione sociale e gli Stati sociali. Nel giugno 2021 i ministri del Lavoro e degli affari sociali dell’UE hanno approvato un elenco rivisto di indicatori principali del quadro di valutazione della situazione sociale.
B. Normativa contro la discriminazione
Il 1997 può essere considerato un anno di svolta, poiché nel trattato che istituisce la Comunità europea è stato introdotto un nuovo articolo (ora articolo 19 TFUE), che conferisce al Consiglio la facoltà di prendere provvedimenti per affrontare le discriminazioni fondate sull’origine razziale o etnica, la religione o le convinzioni personali, l’età, la disabilità e l’orientamento sessuale. Nel 2003 tale articolo è stato modificato dal trattato di Nizza per consentire l’adozione di misure di incentivazione. Nel 2009 è entrata in vigore la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, compresi diversi articoli sull’uguaglianza e la non discriminazione. Nel 2011, per la prima volta nella storia, l’UE ha aderito a un trattato internazionale sui diritti umani, ovvero la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD). Il pilastro europeo dei diritti sociali del 2017 ha ribadito i principi della parità di genere e delle pari opportunità.
In tale ambito sono state adottate diverse direttive:
la direttiva sull’uguaglianza razziale (2000/43/CE);
la direttiva sulla parità in materia di occupazione (2000/78/CE);
la direttiva sulla parità di trattamento (2006/54/CE), che accorpa una serie di direttive precedenti in materia di pari opportunità fra uomini e donne;
la direttiva (UE) 2019/1158 relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza, che adotta una prospettiva più ampia sulla condivisione delle responsabilità assistenziali tra donne e uomini.
la direttiva (UE) 2022/2381 riguardante il miglioramento dell’equilibrio di genere fra gli amministratori delle società quotate in borsa e relative misure.
Una proposta di direttiva del 2008 recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone al di fuori del settore dell’occupazione (direttiva orizzontale antidiscriminazione) non ha ancora raggiunto un consenso in sede di Consiglio. Nel dicembre 2022 la Commissione ha presentato due proposte di direttiva che stabiliscono norme per gli organismi per la parità.
C. Finanziamenti dell’UE
Il principale strumento in materia di finanziamenti è il Fondo sociale europeo Plus (FSE+), che rende disponibili finanziamenti dell’UE per cofinanziare azioni mirate a lottare contro la povertà e l’esclusione, a combattere la discriminazione e ad aiutare le categorie più svantaggiate a ottenere accesso al mercato del lavoro (2.3.2 Fondo sociale europeo). Il FSE+ riunisce quattro strumenti di finanziamento distinti nel periodo di programmazione 2014-2020: il Fondo sociale europeo, il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), l’Iniziativa a favore dell’occupazione giovanile e il programma europeo per l’occupazione e l’innovazione sociale.
Per il periodo 2021-2027, il FSE+ dispone di un bilancio totale di quasi 99,3 miliardi di EUR. Il regolamento (UE) 2021/1057 relativo al FSE+ stabilisce che il 25 % dei fondi sia destinato all’inclusione sociale, che almeno il 3 % del bilancio sia speso per gli aiuti alimentari e l’assistenza materiale di base alle persone indigenti e che, nei paesi dell’UE in cui il numero di minori ad alto rischio di povertà è superiore alla media dell’UE, almeno il 5 % delle risorse del FSE+ sia destinato a misure che contribuiscono alla parità di accesso dei minori all’assistenza sanitaria, all’istruzione, e all’assistenza all’infanzia gratuite, a un alloggio dignitoso e a un’alimentazione adeguata.
La componente relativa all’occupazione e all’innovazione sociale del FSE+ eroga finanziamenti a livello di UE intesi ad ammodernare la politica del lavoro e la politica sociale allo scopo di garantire una protezione sociale adeguata e dignitosa, promuovere un’occupazione di elevata qualità e sostenibile e combattere la discriminazione, l’esclusione sociale e la povertà.
Il FEAD è stato istituito nel marzo 2014 con il regolamento (UE) n. 223/2014. Il Fondo sostiene le iniziative degli Stati membri intese a fornire agli indigenti assistenza materiale e contiene misure di inclusione sociale. Nel 2020 e nel 2021 il FEAD è stato modificato nell’ambito del pacchetto relativo all’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus Plus ed allineato all’assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa (REACT-EU) per rendere disponibili risorse supplementari per gli anni 2020, 2021 e 2022.
Nel settembre 2020 è stato istituito lo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE), allo scopo di sostenere gli sforzi profusi dagli Stati membri per fronteggiare la pandemia di COVID-19 e salvaguardare i posti di lavoro e i redditi, in particolare mediante regimi di riduzione dell’orario lavorativo. Alla data di scadenza del 31 dicembre 2022 aveva erogato 98,4 miliardi di EUR di prestiti back-to-back agli Stati membri.
Il dispositivo per la ripresa e la resilienza è entrato in vigore nel febbraio 2021 con l’obiettivo di fornire fino a 723,8 miliardi di EUR di finanziamenti entro la fine del 2026 per attenuare l’impatto economico e sociale della crisi di COVID-19. Due dei sei pilastri definiti nel dispositivo per la ripresa e la resilienza contribuiranno a contrastare la povertà e l’esclusione sociale.
Nel marzo 2022, nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina, la Commissione ha presentato una proposta relativa all’azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE) per introdurre una maggiore flessibilità nelle norme della politica di coesione 2014-2020. Gli Stati membri possono utilizzare tali risorse per finanziare misure di emergenza e fornire un sostegno immediato nei settori dell’occupazione, dell’istruzione e dell’inclusione sociale (ad esempio attività di formazione, corsi di lingua, consulenza). Il regolamento sull’assistenza flessibile ai territori (FAST-CARE) estende l’attuale sostegno fornito nell’ambito di CARE.
Nel contesto della transizione verso un’economia climaticamente neutra, l’Unione europea ha adottato una serie di misure volte a garantire che la povertà e l’inclusione sociale non peggiorino. Alcuni esempi sono il meccanismo per una transizione giusta, compreso il Fondo per una transizione giusta, e la proposta relativa a un Fondo sociale per il clima.
D. Strategie dell’UE a favore di gruppi specifici
Nel marzo 2021 la Commissione ha presentato una nuova strategia dell’UE sulla disabilità per il periodo 2021-2030. Essa contiene proposte per il lancio di una nuova tessera europea di disabilità entro la fine del 2023, iniziative volte a migliorare ulteriormente l’accessibilità a seguito dell’adozione dell’atto sull’accessibilità dei siti web (direttiva (UE) 2016/2102) e dell’atto europeo sull’accessibilità (direttiva (UE) 2019/882), nonché azioni volte a garantire che le persone con disabilità possano partecipare pienamente all’istruzione, al lavoro e alla vita democratica e godere di condizioni di vita dignitose. A marzo 2023 erano state realizzate due delle sette iniziative faro della strategia dell’UE sulla disabilità: l’istituzione della piattaforma sulla disabilità e la pubblicazione di una strategia rinnovata in materia di risorse umane per la Commissione. L’attuazione della strategia può essere seguita sul sito web del quadro di monitoraggio della Commissione.
La Commissione von der Leyen ha fatto della realizzazione di un'”Unione dell’uguaglianza” una delle sue priorità fondamentali, che si è tradotta in una serie di nuove iniziative:
la strategia per la parità di genere 2020-2025 che fa seguito all’impegno strategico per la parità di genere 2016-2019;
la proposta di direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni e sui meccanismi esecutivi per rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro, sulla quale il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio nel dicembre 2022;
il piano d’azione dell’UE contro il razzismo 2020-2025;
il quadro strategico dell’UE per l’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei Rom;
la raccomandazione del Consiglio sull’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei Rom;
la strategia per l’uguaglianza LGBTIQ 2020-2025;
il piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione 2021-2027, che comprende proposte in quattro settori (istruzione, occupazione, alloggi e salute) con l’obiettivo di promuovere l’integrazione e l’inclusione sociale dei migranti e delle persone provenienti da un contesto migratorio;
la strategia dell’UE sulla lotta contro l’antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica 2021-2030.
Le misure dell’UE si sono concentrate spesso sui giovani. Nel 2012, visto l’elevato numero di giovani senza lavoro, la Commissione ha proposto un pacchetto sull’occupazione giovanile, cui ha fatto seguito la Garanzia per i giovani nel 2013. Un’altra iniziativa volta a creare nuove opportunità per i giovani è stata il Corpo europeo di solidarietà varato dalla Commissione nel dicembre 2016. In risposta alla pandemia di COVID-19 e al suo impatto sproporzionato sui giovani, la Commissione ha proposto il pacchetto di sostegno all’occupazione giovanile, compresa una raccomandazione del Consiglio su una garanzia rafforzata per i giovani (“Un ponte verso il lavoro”). La Commissione ha avviato una nuova iniziativa di collocamento nel mondo del lavoro nell’ambito del FSE+ denominata ALMA (Aspirare, Imparare, Conoscere, Conseguire) per raggiungere i giovani europei vulnerabili che non hanno alcun tipo di occupazione, istruzione o formazione, con l’obiettivo di aiutarli a trovare una collocazione nel mercato del lavoro. La summenzionata strategia dell’UE sui diritti dei minori comprende azioni volte a combattere la povertà, il razzismo e la discriminazione che colpiscono i minori, mentre la garanzia europea per l’infanzia mira a prevenire e combattere l’esclusione sociale garantendo che i minori bisognosi abbiano accesso a una serie di servizi chiave.
Anche le persone che si trovano ad affrontare periodi di disoccupazione di lunga durata sono state oggetto di una politica con l’adozione, nel febbraio 2016, di una raccomandazione del Consiglio sull’inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro.
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